Ecco i cinque temi chiave delle prossime Elezioni Europee
Rilancio dell'economia, difesa, cambiamenti climatici, allargamento dell'Unione e gestione dell'immigrazione saranno le priorità del prossimo quinquennio.
Le imminenti elezioni europee del 6-9 giugno sono state descritte come un “momento cruciale” per l’Europa, dato il diffuso malcontento economico e le tensioni geopolitiche internazionali. Le elezioni
Economia, difesa, controllo dell’immigrazione, politiche ambientali e l’ulteriore allargamento dell’Unione sono i cinque temi chiave (e piú controversi) dei quali si occuperà il Parlamento Europeo nella prossima legislatura.
Vediamoli in dettaglio.
1. L’economia
Scossa dalla pandemia, dalla crisi energetica e dalla guerra nella vicina Ucraina, la situazione economica rimarrà in cima all’agenda dell’UE. Il Recovery Fund, un programma finanziario senza precedenti da 800 miliardi di euro concordato nel 2020 per aiutare i paesi dell’UE a superare lo shock economico dei lockdown, terminerà nel 2026 e non ci sono ancora indizi su cosa accadrà dopo.
Si parla di un nuovo piano economico basato sulle regole aggiornate del mercato unico. Un recente rapporto dell’ex primo ministro italiano Enrico Letta suggerisce una maggiore integrazione in settori quali le telecomunicazioni, la sanità e i trasporti ferroviari. Propone inoltre di aggiungere la conoscenza (comprendente ricerca, istruzione e innovazione a sostegno dell’economia digitale), alle quattro libertà oggi esistenti nell’UE: la libera circolazione di persone, beni, servizi e capitali.
Dopo le elezioni è atteso un altro rapporto sulla riforma del mercato unico da parte dell'ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi.
2. Difesa Europea
La guerra in Ucraina e le imminenti elezioni americane di novembre hanno stimolato il dibattito sullo sviluppo di una politica europea di difesa e sicurezza.
La maggior parte dei manifesti dei partiti politici europei – che raggruppano partiti nazionali con la stessa ideologia – suggeriscono che l’UE dovrebbe rilanciare l’industria della difesa e aumentare la cooperazione tra gli Stati membri. Fanno eccezione i partiti di sinistra dello spettro politico.
La questione chiave è se i paesi dell’UE saranno disposti ad assumere un debito congiunto per sostenere il programma.
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3. Allargamento dell’Unione Europea
Attualmente sono dieci i paesi che aspirano all'adesione all'UE: sei nei Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia), la Turchia (con la quale le trattative sono sospese) e i candidati piú recenti Ucraina, Moldavia e Georgia.
Montenegro, Albania e Macedonia del Nord sono i paesi più vicini all’adesione e potrebbero potenzialmente aderire all’UE entro il 2030. Un blocco allargato potrebbe rendere impraticabile l’attuale regola dell’unanimità nel Consiglio dell’UE (che rappresenta i governi nazionali), innescando un dibattito su come prendere decisioni in futuro.
Il nuovo governo olandese di destra ha espresso cautela nei confronti di un ulteriore allargamento e ha affermato che potrebbe cercare di limitare la libera circolazione delle persone in caso di allargamento dell’UE.
4. Cambiamenti climatici e ambiente
L’ultima legislatura europea è stata definita dal Green Deal europeo, un pacchetto di leggi per rendere più verdi tutti i settori economici e affrontare il cambiamento climatico.
Queste politiche, che vanno dal sostegno alle auto elettriche a un massiccio programma di ristrutturazione degli edifici, dovranno ora essere applicate a livello nazionale.
Si prevedono ulteriori politiche sull’energia pulita, anche per ridurre la dipendenza dalle importazioni, ma secondo gli esperti le azioni per proteggere l’ambiente naturale potrebbero rallentare sotto la pressione degli agricoltori.
Con buona probabilità i cambiamenti climatici e i suoi impatti rimarranno una priorità dell’agenda dell’UE, soprattutto considerando che secondo il programma di osservazione della Terra Copernicus, l’Europa si sta riscaldando più velocemente di altri continenti.
5. Immigrazione
Dopo anni di dispute, il 14 maggio 2024 il Consiglio dell’UE ha completato una riforma fondamentale del sistema di gestione dell’immigrazione all’interno del blocco europeo.
Le nuove misure includono una procedura rapida di screening alle frontiere esterne dell’UE per valutare il rischio per la sicurezza delle persone che viaggiano irregolarmente, prima che possano entrare nell’UE e presentare domanda di asilo a uno dei paesi membri.
La riforma introduce un “meccanismo di solidarietà” tra gli Stati membri dell’UE che prevede ricollocazioni, contributi finanziari o altro sostegno ai paesi che affrontano il maggior numero di arrivi. Il pacchetto prevede ritorni più rapidi nei paesi di origine per le persone che non hanno i requisiti per l’asilo o che non possono soggiornare con altri mezzi.
Le organizzazioni per i diritti umani, tra cui l’International Rescue Committee, hanno criticato la riforma sostenendo che rischia di aumentare “la vulnerabilità degli sfollati” e di portare a tempi più lunghi nei centri di detenzione.
Gli stati membri hanno due anni di tempio per mettere in pratica le leggi. Ma ci sono segnali di dissenso: il primo ministro polacco Donald Tusk ha già affermato che il suo paese non è intenzionato a ratificare la riforma. Anche l’Ungheria ha votato contro, e il nuovo governo olandese intende seguire la stessa strada. Quindi è possibile che la riforma sull’immigrazione e il diritto di asilo andrà riscritta.
Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con Europe Street News e con le testate French Morning London, El Ibérico, Londra Italia, Londynek e Ziarul Românesc nell'ambito di un progetto di informazione pubblica sulle elezioni europee finanziato dal Parlamento Europeo.
Foto: Markus Spiske/Unsplash