Un altro colpo di scena nella corsa alla Brexit. Nello stupore generale, ieri sera lo Speaker della Camera John Bercow ha vietato al governo di Theresa May un terzo voto in Parlamento sull’accordo di uscita già bocciato due volte (l’ultima sconfitta solo settimana scorsa).
In una lunga e dettagliata ricostruzione degli avvenimenti recenti e riferimenti a precedenti legali, Bercow ha sentenziato che “il governo non può riproporre un’intesa già bocciata” senza che questa contenga “modifiche sostanziali dall’ultima volta”.
La decisione dello speaker ai Comuni è arrivata come una doccia gelata per Theresa May, che nei giorni scorsi aveva comunicato l’intenzione di provare a far approvare il suo accordo in Parlamento per una terza volta.
Se l’accordo fosse stato approvato, May avrebbe potuto chiedere un rinvio della Brexit – dal 29 marzo al 30 giugno – in occasione del prossimo vertice europeo di giovedì. Nel caso di una terza bocciatura, avrebbe invece chiesto alla Ue un rinvio più lungo, di forse un anno.
Il Regno Unito si trova ora bloccato in una grave crisi costituzionale, quando alla fatidica data di uscita del paese dall’Unione mancano appena dieci giorni. Molte opzioni sul tavolo, tra le quali un’uscita senza accordo e un secondo referendum, sono state scartate.
Sabato intanto è prevista a Londra un’altra grande marcia per chiedere “stop alla Brexit”, che si preannuncia ancora più imponente di quella di ottobre scorso alla quale presero parte circa 700mila persone.
Da Bruxelles, intanto, l’Unione Europea sarebbe disposta ad offrire una nuova data della Brexit – in alternativa a quella del 29 marzo – da decidere insieme tutti gli stati membri in occasione del prossimo vertice europeo, in programma giovedì.
Un cambiamento nella data sulla bozza di accordo potrebbe essere forse sufficiente a far cambiare idea a Bercow per sbloccare la situazione.