Se non ci fossero altre ragioni, legate alla qualità dell’insegnamento o al prestigio, l’università inglese dovrebbe finire in cima alla lista di ogni futura matricola per come mette i desideri dei suoi studenti davanti a tutto.
L’ennesima dimostrazione di questo atteggiamento arriva dal fronte delicato delle differenze sessuali e si scorge nella tendenza di molti atenei e college a spalancare le porte dei loro convitti ad allievi che sono ancora incerti sulle loro inclinazioni sessuali o stanno vivendo una fase di transizione da un sesso all’altro. Una tendenza diffusa in università, ma che sta prendendo piede anche al college e alla primaria, come una lenta rivoluzione.
L’ultimo ad aprire uno spiraglio in questo senso è stato addirittura Eton College (nella foto in alto), fondato nel 1440 da Enrico VI, la scuola di elezione per i figli dei potenti britannici da più di cinque secoli. Guardando agli annuari, infatti, si constata che l’hanno frequentata nobili e i principi di casa Windsor, oltre a diciannove primi ministri del Regno. Eppure anche questo ateneo tradizionale e austero ha deciso di adeguarsi alle spinte della società contemporanea e di adottare un approccio più aperto alle questioni di genere.
Ci saranno incontri pubblici con esperti legati al mondo Lgtb (Lesbian, gay, bisessuali e transgender), visite da parte di specialisti, dialoghi a proposito della diversità sessuale. E, come ha spiegato pubblicamente il responsabile dell’istituto Simon Henderson “qualora un allievo segnalasse che sta vivendo un periodo di transizione sessuale, sarà premura della scuola sostenerlo ed aiutarlo, senza preclusioni e con assoluta attenzione“.
Porte aperte anche ai giovani che vivono incertezze sulla propria persona, con l’obiettivo di farli sentire a loro agio. “Non ci sono ancora capitate richieste di questo genere o situazioni analoghe – ha aggiunto Henderson – ma qualora si presentassero siamo pronti ad accettare questi allievi”. Sempre che abbiano le caratteristiche accademiche per entrare ad Eton College, che è molto esclusivo, con una retta annuale vicina alle 38mila sterline.
Nei mesi scorsi, comunque, tra i presidi di scuole di ogni ordine e grado, università compresa, si è aperto un dibattito a proposito di questo tema. Da un lato c’è un fronte convinto che i giovani transgender vadano accolti e che debbano poter stare in un collegio con persone di un sesso diverso mentre stanno vivendo la loro trasformazione. Dall’altro, invece, alcuni sono convinti che si tratti, soprattutto negli ultimi due anni delle superiori, di una presenza difficile da affrontare per i giovanissimi, che potrebbe determinare in loro dei dubbi o dei disagi.
Posizioni difficili da conciliare, che in fondo rispecchiano quelle di un paese, abbastanza aperto alla omosessualità e alle dinamiche dei transessuali, ma con qualche riserva di fondo, specialmente nel caso degli adolescenti.
Che sia arrivato il momento di cambiare atteggiamento, del resto, emerge da una serie di situazioni. Da una parte ci sono le scuole elementari che lasciano liberi i bambini di indossare la divisa con la quale si sentono più a loro agio, indipendentemente dal fatto che siano maschi o femmine. Nei giorni scorsi, poi, anche l’arcivescovo di Canterbury aveva in qualche modo confermato questa scelta per le scuole della Church of England, spiegando che i bimbi non devono essere vincolati dal loro sesso e quindi, quando si gioca ai travestimenti, i maschi possono anche indossare tutu, tacchi alti e una tiara in testa.
A Oxford, invece, già lo scorso anno si è deciso di usare il pronome neutro “ze” per apostrofare gli allievi, in modo da non dover scendere nel particolare “she” o “he”. Che implica una identificazione sessuale, che per i giovani transgender potrebbe risultare spiacevole o discriminatoria.
Articolo realizzato in collaborazione con SI-UK, società specializzata nell’assistere studenti internazionali interessati a frequentare l’università UK. Per maggiori informazioni visita il sito www.studyin-uk.com.