Netto declino post Brexit delle iscrizioni di studenti provenienti dai 27 stati membri dell’Unione europea nell’università britannica di Oxford, l’ateneo più prestigioso del Regno Unito assieme a quello di Cambridge, con il quale resta l’unico a contendere i primi posti assoluti alle migliori istituzioni accademiche americane nelle liste internazionali aggiornate sulla qualità degli studi a livello globale.
Lo confermano i dati illustrati oggi dalla professoressa Louise Richardson, rettore di Oxford University. Nel solco delle previsioni, ma ben oltre le stime più soft, il totale di giovani originari dell’UE, Italia compresa, ammessi nel 2021 si è dimezzato dall’8 al 4% degli iscritti complessivi. Un calo dovuto all’entrata in vigore delle nuove norme seguite alla fine della transizione post Brexit che hanno messo fine all’equiparazione fra studenti europei e studenti britannici sulle rette agevolate, imponendo a chi sbarca ora dall’Europa gli stessi costi a tariffa intera degli aspiranti extracomunitari, fino a tre volte più elevati di prima.
Il trend è parzialmente compensato dalla prosecuzione dell’incremento d’iscrizioni da Paesi non europei, Cina in testa con 459 nuovi studenti nell’ultimo anno accademico censito. Mentre la proporzione complessiva dei britannici torna a salire, dal 73 all’82%.
Si conferma infine, seppure non ancora al ritmo degli obiettivi fissati negli anni scorsi, una crescente integrazione sociale di ceti meno favoriti e minoranze etniche con un aumento dal 58% del 2017 al 68% del 2021 di ragazzi e ragazze provenienti da scuole non private; dal 18 al 25% di coloro che hanno radici nelle comunità britanniche nere o di discendenza asiatica; e dall’11 al 17% di chi arriva dalle aree geografiche più povere dell’isola o si ritiene socialmente svantaggiato.