Una settimana: è questo il tempo a disposizione di Theresa May per trovare l’accordo politico con i nord-irlandesi del DUP, formare il nuovo Governo e definirne il programma.
Entro domenica prossima dovrà essere tutto pronto. Lunedì 19 giugno è la data del Queen’s Speech, l’appuntamento annuale nel quale la Regina presenta al Parlamento l’agenda del programma. Per allora l’agenda dovrà essere pronta e, cosa ancora piú importante, Theresa May dovrà essere in condizioni di garantire alla Corona la stabilità del Governo. Non solo, lo stesso giorno prendono il via le negoziazioni con l’Unione Europea per la Brexit, e non è pensabile che la Gran Bretagna possa iniziarle con un Governo zoppo.
Non è sicuramente questo lo scenario che May si era immaginata quando ha deciso di andare a elezioni anticipate. Invece di aumentare la sua maggioranza e uscire rafforzata, May ha perso 12 parlamentari e per governare ha bisogno dell’appoggio di un altro partito. Il partner prescelto è il DUP, il partito degli unionisti irlandesi, di orientamento simile a quello dei Tories. Un partito che da paria della politica si trova catapultato al centro delle decisioni, con un potere inimmaginabile prima delle elezioni.
Le incognite e gli ostacoli da affrontare per May in questa settimana di fuoco sono molti. Il primo riguarda il suo stesso partito. La sua leadership è stata messa in discussione da diversi parlamentari Tories, pronti a raccogliere le firme necessarie per votare un nuovo leader. Per ora la May ha ceduto al loro primo ricatto licenziando Nick Timothy e Fiona Hill, i suoi due capi dello staff, colpevoli secondo molti di buona parte del fallimento elettorale. Ma non è detto che sia sufficiente a placare le anime ribelli del suo partito.
L’altro ostacolo, quello dell’alleanza con il DUP, è più spinoso di quanto sembra. I nuovi alleati sono noti per avere posizioni populiste e poco aperte rispetto ai diritti civili (si oppongono ai matrimoni tra persone dello stesso sesso), qualcosa che la maggioranza dei Tories non vuole rimettere in discussione. Non solo, un alleanza con il DUP significa anche dover rivedere i piani per la Brexit. L’approccio duro preferito dalla May non è ben visto dagli irlandesi, che vogliono evitare di reintrodurre divisioni e confini nell’isola e vogliono che un deal con l’Unione Europa sia raggiunto ai tutti i costi. Addio quindi alla Hard Brexit e al principio tanto caro alla May che “no deal is better than a bad deal“.
L’ultimo ostacolo, il più inaspettato, è proprio quel Labour Party uscito rafforzato dalle elezioni e rivitalizzato nella leadership. Saranno ancora all’opposizione, certo, ma con una nuova forza ed entusiasmo. E a Westminster Theresa May non potrà piú ignorare (o addirittura sbeffeggiare) Jeremy Corbyn, come ha fatto piú volte in quest’ultimo anno.
Soprattutto, lo scenario del dopo-elezioni significa che per rimanere in sella Theresa May dovrà cercare sia all’interno del suo partito che all’esterno quel consenso che finora si è permessa il lusso di evitare. Mentre Jeremy Corbyn, il vero vincitore di queste elezione, rimane alla finestra, pronto a subentrare con un governo di minoranza se May, come molti si aspettano, dovesse fallire.
Aggiornamento delle 2pm: il Queen’s Speech è stato spostato di qualche giorno, rispetto alla data fissata di lunedi prossimo 19 giugno, perché sono ancora in atto le trattative tra i Conservatori e il DUP che necessitano di più giorni.