Si completa con la nomina di viceministri e sottosegretari la compagine del governo firmato dal neo premier Rishi Sunak, subentrato questa settimana alla dimissionaria Liz Truss. Un team trasversale, secondo i media, in termini di dosaggio di poltrone tra le varie fazioni e correnti di un Partito Conservatore lacerato da mesi, alla ricerca di una qualche unità interna per evitare il collasso della legislatura.
Ma nel quale la differenza di genere e quella etnica si ridimensionano rispetto a un recente passato d’accelerazione multiculturale fra i ranghi della destra britannica, a sfavore di donne e minoranze: al di là della nomina storica dello stesso Sunak a primo capo di governo della storia isolana le cui radici familiari indiane appartengono a un’ex colonia dell’impero che fu.
Le ultime designazioni annunciate da Downing Street riguardano fra l’altro l’ex ministra dei Trasporti, Anne-Marie Trevelyan, e l’ex numero 2 del Tesoro, Chris Philp, entrambi già stretti alleati di Truss: “demansionati”, come riporta la Bbc, rispettivamente a viceministra degli Esteri e a sottosegretario dell’Ufficio di Gabinetto, organismo chiave di coordinamento della attività fra i vari ministeri affidato tradizionalmente alla guida del cancelliere del Ducato di Lancaster, ruolo ministeriale di spicco andato adesso all’ex johnsoniano Oliver Dowden.
Nel complesso il panorama vede ora un 22% di donne nel Consiglio di Gabinetto, contro il 30% (record assoluto di presenze femminili per il Regno Unito) del governo di Liz Truss e il 24% di quello di Boris Johnson. Oltre a 5 esponenti delle minoranze, contro i 7 della compagine precedente. Continuano peraltro a prevalere numericamente sui ‘moderati’ le figure della destra interna e i pro Brexit (gruppo a cui appartiene del resto Sunak), sebbene con uno spazio più ampio garantito a veterani di ogni tendenza. Mentre l’età media, per quanto abbassata da un premier 42enne, il più giovane degli ultimi 200 anni a LONDRA, risale a 52 anni contro i 49 del gabinetto Truss.
Il vero problema iniziale della nuova squadra, secondo le polemiche di media e opposizioni, riguarda tuttavia in questo momento proprio il nome d’una ministra giovane ed etnicamente asiatica: Suella Braverman, controversa paladina dell’ultradestra Tory anti-immigrazione premiata da Rishi Sunak per aver appoggiato lui e non l’ipotesi di un clamoroso bis a Downing Street di BoJo (assieme a un gruppo di seguaci rivelatosi cruciale per l’esito della partita) col ritorno sprint al vertice dello strategico dicastero dell’Interno.
Scranno da cui aveva dovuto dimettersi appena una settimana fa in seguito a un imbarazzante episodio di violazione delle regole di sicurezza sulla comunicazione di documenti governativi.