Attacco in Siria, il Regno Unito è spaccato

Per la premier Theresa May il bombardamento di venerdì notte è “giusto” e “legale”, ma l’opposizione ne dichiara l’illegittimità. Oggi il dibattito alla Camera dei Comuni

Attacco in Siria, il Regno Unito è spaccato

 

A più di due giorni dall’attacco missilistico portato avanti da Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti contro la Siria in risposta al presunto attacco chimico alla città di Douma del 7 aprile, nel Regno Unito è polemica sulle modalità e motivazioni alla base del raid militare di venerdì notte.

Nel suo discorso tenutosi in conferenza stampa a Downing Street dopo il raid nella notte, la premier britannica Theresa May ha definito l’intervento in Siria “giusto” e “legale”, giustificandolo sulla base dei “precedenti del regime siriano nell’uso di armi chimiche”. Non è mancato un chiaro riferimento al caso Skripal (riguardante il mancato avvelenamento con gas nervino dell’ex spia russa Sergej Skripal e sua figlia Yulia nella cittadina di Salisbury), e un monito indiretto alla Russia: “non possiamo permettere che l’uso di armi chimiche sia normalizzato, che questo avvenga in Siria, nelle strade del Regno Unito o in altre parti del mondo” ha dichiarato. “L’uso recente di di un agente nervino nelle strade del Regno Unito è parte di uno stesso cammino” ha proseguito, e i missili sulla Siria “siano un chiaro segnale a chiunque creda di poter usare armi chimiche con impunità”.

Una scelta che ha spaccato il fronte politico britannico sollevando forti critiche. In particolare fa discutere la decisione della May di attaccare in Siria senza prima passare per un voto a Westminster, scelta già paragonata da molti a quella presa dall’allora primo ministro Tony Blair nel 2003, quando per procedere alla guerra in Iraq si consultò più con il Presidente americano George W. Bush che con i suoi stessi ministri. Tra i leader dell’opposizione britannici, la condanna più dura arriva dal leader labourista Jeremy Corbyn, che ha accusato la premier di “eseguire gli ordini di Trump”, e per il quale l’attacco in Siria avvenuto senza alcuna consultazione in Parlamento rischia di aggravare inutilmente il conflitto siriano e sarebbe da dichiararsi illegittimo. Stessa linea per la premier scozzese Nicola Sturgeon, che si è espressa in un Tweet: “la politica estera britannica dovrebbe essere decisa in Parlamento, e non dal Presidente americano”.

Nel corso della giornata di oggi Theresa May incontrerà ministri e deputati delle opposizioni in Camera dei Comuni, per spiegare la propria linea sull’attacco in Siria e rispondere alle accuse. Ne ribadirà il carattere “limitato” e “mirato” quanto legittimo, perché preso nell’ambito di un intervento umanitario, e di “unica alternativa” all’uso della forza.

@AgostiniMea