Sempre più difficile ottenere la residenza permanente in UK: ecco le nuove regole
Tempi più lunghi, fino a 20 anni, e un sistema “a punti” basato su merito e contributi.
Il Regno Unito si prepara a rivoluzionare uno dei pilastri del suo sistema migratorio: il diritto alla residenza permanente, meglio noto come Indefinite Leave to Remain (ILR).
Un principio consolidato prevedeva la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno a tempo indeterminato dopo cinque anni di residenza in UK come lavoratore o coniuge/partner. Tuttavia, il governo ha messo sul tavolo una proposta radicale, che prevede una trasformazione profonda, basata su un modello decennale.
Per prima cosa, il tempo di residenza in UK da solo non basterà più. Il permesso di soggiorno indeterminato dovrà essere “guadagnato”, secondo la logica del cosiddetto Earned Settlement. Non sarà sufficiente aver vissuto a lungo nel Paese, ma occorrerà anche dimostrare di aver contribuito attivamente alla società britannica. Integrazione culturale, condotta irreprensibile e contributo economico diventano i nuovi criteri di valutazione. È un cambio di paradigma che sposta l’attenzione dal tempo di residenza a ciò che si è costruito in questo tempo. Dieci anni di residenza legale saranno la base, ma la qualità della permanenza sarà decisiva.
Il progetto prevede quattro pilastri fondamentali. Il primo riguarda carattere e idoneità: ci saranno controlli più severi su precedenti penali e debiti verso enti pubblici. Chi ha pendenze con l’agenzia delle entrate britannica (HMRC) o con il servizio sanitario nazionale (NHS) rischia di vedere allungato il percorso che lo porterà al permesso a tempo indeterminato.
Il secondo pilastro sarà l’integrazione linguistica e culturale: livello B2 di inglese (invece dell’attuale B1) e superamento del test Life in the UK (così com’è o con eventuali modifiche).
Sarà poi fondamentale il contributo economico: il governo controllerà la regolarità dei versamenti di contributi previdenziali, insieme al rispetto di un reddito minimo annuo di almeno £12.570.
Infine, rimarrà fondamentale una residenza legale continuativa, ovvero con assenze inferiori a 6 mesi in ogni 12 mesi.
Non mancano le eccezioni. Alcune categorie potranno ottenere l’ILR in tempi più brevi: tre anni per i titolari di visti Global Talent o per chi guadagna oltre £125.140; cinque anni per lavoratori nei servizi pubblici essenziali o per chi supera la soglia dei £50.270. Anche il volontariato e l’impegno comunitario potranno ridurre il percorso. Tuttavia, le riduzioni non si sommano: si applica solo il fattore più favorevole.
Al contrario, chi riceve sussidi statali o ha violato le regole migratorie potrebbe vedere il traguardo allontanarsi: fino a 20 anni aggiuntivi, con un tetto massimo di 30 anni. Per i rifugiati, la proposta prevede un percorso di 20 anni, invece dei cinque anni attuali, salvo passaggio a visti di lavoro o studio. Questa scelta ha sollevato critiche da parte di associazioni e ONG, preoccupate per l’impatto sui più vulnerabili. Sulla stessa falsariga è l’idea che il tempo di residenza debba essere più lungo per chi ha ricevuto fondi pubblici o benefits.
Con la nuova normativa, la residenza permanente nel Regno Unito non sarà più un diritto garantito dal tempo trascorso nel Paese (salvo cattiva condotta), ma un obiettivo da conquistare passo dopo passo.
Il governo intende premiare chi dimostra di “meritare” la residenza permanente, ma il concetto di merito resta molto controverso. Il rischio è quello di costruire un sistema a più corsie, dove la velocità di percorrenza dipende dal reddito e dalle qualifiche professionali. Chi guadagna molto potrà accelerare verso l’ILR, mentre chi lavora in settori essenziali ma sottopagati, come assistenza, cura o servizi pubblici di base, si troverà relegato nelle corsie più lente, con tempi di attesa ben più lunghi.
A chi si applicheranno queste norme? Non è ancora chiaro come verranno trattati coloro che già vivono nel Regno Unito e si trovano a metà del percorso verso l’ILR. Il governo ha parlato di misure transitorie, ma senza dettagli concreti. È possibile che la nuova normativa sarà applicabile a tutti coloro che sono già qui ma non hanno ancora i requisiti per l’Indefinite Leave to Remain.
E per gli europei e i loro familiari? Fortunatamente chi ha pre-settled status potrà continuare a fare domanda di settled status dopo cinque anni. Sembra anche che chi è in UK come coniuge o partner di una persona britannica continuerà il percorso secondo i parametri attuali.
L’introduzione dell’Earned Settlement segna una svolta epocale. Al momento, ci troviamo ancora in una fase di consultazione, ma, se approvato, il sistema potrebbe entrare in vigore già da aprile 2026.
L’autrice di questo articolo è l’avvocato Gabriella Bettiga, director di MGBe Legal. Per contattarla gabriella@mgbelegal.com
Photo: Zihao Wang/Unsplash

