Nuove barriere per venire a lavorare nel Regno Unito: servirà laurea obbligatoria e inglese B2
Per le aziende britanniche, sponsorizzare un lavoratore diventa piú complesso e costoso
Il 14 ottobre 2025, il Governo britannico ha annunciato una serie di riforme significative in materia di immigrazione, con l’obiettivo dichiarato di rafforzare la produttività, promuovere l’innovazione e tutelare l’integrità del mercato del lavoro. Le modifiche, fanno seguito alla pubblicazione del white paper “Restoring control over the immigration system”, diffuso a maggio 2025.
Tra le novità più rilevanti, spicca l’innalzamento del livello minimo di conoscenza della lingua inglese richiesto per accedere ad alcune rotte migratorie economiche. A partire dall’8 gennaio 2026, i candidati ai visti Skilled Worker, High Potential Individual e Scale-up dovranno dimostrare una competenza linguistica pari al livello B2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (CEFR), corrispondente a un inglese di livello scolastico avanzato (A-Level).
Il nuovo requisito si applicherà esclusivamente alle domande iniziali presentate dopo l’8 gennaio 2026. Chi già possiede un permesso valido nei percorsi interessati potrà continuare a rinnovarlo sulla base del precedente standard B1. Questa deroga transitoria, confermata nel recente Statement of Changes, mira a garantire una transizione graduale verso il nuovo sistema.
Per i professionisti e le aziende coinvolte nei processi di sponsorizzazione, sarà fondamentale aggiornare le proprie procedure di selezione e assistenza ai candidati, tenendo conto del nuovo livello linguistico richiesto.
Mentre questa modifica può migliorare l’integrazione dei lavoratori nel contesto professionale britannico, il rischio è quello di escludere candidati validi che, pur avendo competenze tecniche elevate, non raggiungono il nuovo standard linguistico. In alcuni settori, come l’edilizia, la logistica o la ristorazione, il livello B2 puo’ non essere affatto necessario per svolgere le mansioni richieste in modo competente.
Un ulteriore cambiamento, introdotto il 22 luglio 2025, riguarda il livello di qualificazione richiesto per il visto Skilled Worker. Da tale data, i candidati devono dimostrare di possedere una qualifica pari almeno a RQF Level 6, ovvero una laurea triennale o equivalente. Questo ha comportato l’esclusione di numerose professioni precedentemente idonee, in particolare nei settori della cura, della manutenzione, della logistica e della ristorazione.
Il requisito non è assoluto: in alcuni casi, è possibile dimostrare un’esperienza professionale equivalente alla laurea, ma ciò richiede documentazione dettagliata e una valutazione caso per caso da parte dell’Home Office. Per le aziende sponsor, questo rappresenta un ostacolo concreto: molte faticano a reperire personale qualificato con titoli accademici formali, soprattutto per ruoli pratici e operativi.
Le riforme rischiano di penalizzare interi settori che si basano su manodopera con qualifiche intermedie, o in cui una padronanza avanzata dell’inglese non è essenziale per svolgere le mansioni in modo efficace. Le aziende sponsor si trovano ora costrette a investire maggiori risorse e tempo nella selezione dei candidati e nella preparazione della documentazione necessaria, con il concreto rischio di rallentare i processi di assunzione e perdere profili competenti.
Le modifiche introdotte nel 2025 si inseriscono in una traiettoria che punta a rendere il sistema migratorio britannico sempre più selettivo e graduale. In questo contesto, si colloca anche la proposta, ancora in fase di consultazione, di estendere a dieci anni il periodo necessario per ottenere l’Indefinite Leave to Remain (ILR), lo status di residenza permanente nel Regno Unito.
Per le aziende sponsor, ciò si tradurrebbe in una maggiore complessità gestionale e in costi molto più elevati, oltre ad essere un disincentivo per lavoratori che intendono trasferirsi in UK in modo permanente.
Resta da vedere se un sistema orientato verso una maggiore selezione e rigidità riuscirà a conciliare gli obiettivi politici con le esigenze concrete del mercato del lavoro e della società.
L’autrice di questo articolo è l’avvocato Gabriella Bettiga, director di MGBe Legal. Per contattarla gabriella@mgbelegal.com
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