Il Regno Unito rientra nel programma Erasmus
Un passo concreto verso il 'reset' delle relazioni tra UK e Unione Europea
Il Regno Unito torna a far parte del programma Erasmus, sei anni dopo esserne uscita.
A partire dall’anno accademico 2027-28, gli studenti dell’Unione Europea potranno tornare a trascorrere un periodo di studio fino a 12 mesi in un’università britannica, e viceversa, senza dover pagare alcuna fee aggiuntiva e ricevendo supporto finanziario per le spese di viaggio e di alloggio.
Con questa decisione, il Regno Unito fa marcia indietro su una delle tante decisioni anti-europee prese a seguito della Brexit.
Ai tempi (era il 2020) il Regno Unito avrebbe potuto restare nell’Erasmus, visto che la partecipazione al programma non è legata al fatto di essere membri dell’UE, ma l’allora Primo Ministro Boris Johnson decise di non farlo. Motivazioni sostanzialmente politiche (serviva dimostrare un taglio netto con l’Europa), al tempo presentate come un risparmio di costi.
Storicamente, il numero di studenti europei che veniva in UK con l’Erasmus era circa il doppio di quello degli studenti britannici disposti ad andare in Europa, principalmente a causa della loro scarsa conoscenza delle lingue. Uno sbilancio che il governo dell’epoca presentò come uno spreco di risorse pubbliche, senza riconoscere il valore intangibile degli scambi in termini di crescita e sviluppo culturale delle future generazioni.
Il programma Turing, introdotto successivamente, ha provato a ricreare simili opportunità di scambio ma solo per gli studenti del Regno che vanno all’estero, non al contrario. Come dire, porte aperte per i britannici ma non per gli stranieri.
Con il nuovo accordo siglato in questi giorni, il Regno Unito ha accettato di pagare £570 milioni l’anno per rientrare nel programma Erasmus. Un conto salato, se confrontato con i £200 milioni l’anno che Johnson rifiutò di pagare nel 2020, e peraltro destinato a salire significativamente nei prossimi anni.
LE REAZIONI
Per il fronte degli euroscettici, il ritorno all’Erasmus è un colpo duro da digerire.
“Migliaia di studenti turchi potrebbero venire in UK” titola con orrore il Daily Mail (la Turchia non è membro EU ma paga per partecipare al programma Erasmus).
“Perché i contribuenti britannici dovrebbero finanziare i viaggi Erasmus degli studenti europei?” si chiede indignato lo Spectator, magazine vicino ai Conservatori.
Per il Telegraph, l’accordo è un “fallimento totale” (a scriverlo è David Frost, il politico che negoziò l’uscita dal programma nel 2020).
Altre reazioni sono positive. Per il Times rientrare nell’Erasmus è un passo “costoso ma positivo”, mentre per il Guardian è un “passo nella direzione giusta” e un “barlume di speranza”.
Felicissime le università britanniche, che hanno visto ridursi drasticamente il numero di studenti europei dopo la Brexit, e che ora si preparano ad accogliere sia loro che (soprattutto) i fondi Erasmus.
L’accordo sulla mobilità universitaria è un passo concreto nel processo di ‘riavvicinamento’ tra UK e Unione Europea perseguito dal governo Starmer. Una strategia pragmatica, che punta a ricostruire rapporti stretti con il blocco europeo.
Dalla Brexit non si torna indietro, ma Regno Unito e EU da oggi sono meno distanti.
IMU? No grazie
Il Parlamento Italiano sta preparando una legge bipartisan volta a ridurre o abolire l’IMU sulla prima casa, non locata, posseduta in Italia dagli italiani residenti all’estero iscritti all’Aire. Sembra una buona notizia, ma assomiglia molto a una beffa.
Il testo approvato all’unanimità alla Camera, dice infatti che i benefici fiscali si applicano solo se l’immobile si trova in un Comune con meno di 5mila abitanti.
Ouch.
Appuntamenti
10 Febbraio 2026 - Lucio Corsi (O2 Shepherds Bush)
26 Febbraio 2026 - Ricchi e Poveri (O2 Shepherds Bush)
17 Aprile 2026 - Nek (Union Chapel)
28-29 Aprile 2026 - Ludovico Einaudi piano solo (Royal Albert Hall)
9 Maggio 2026 - Ligabue (O2 Shepherd’s Bush)
10-11 Luglio 2026 - Ludovico Einaudi & Band (The O2)
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