Lunedì conosceremo il vincitore, ma non chi andrà al governo. Un leit motiv ormai noto, a partire dal 2013. Cosa accadrà? Difficile azzardare previsioni, ma anche i probabili vincitori (la coalizione di centrodestra) non hanno più certezze al riguardo, al di là delle pose di circostanza. Il verdetto delle urne non sembra in discussione, ma ci sono le divisioni interne, le pressioni internazionali, l’esercito degli astenuti che potrebbe spostare qualcosa. Sergio Mattarella avrà da fare, a ottobre.
Ci sarebbe da dire che quella degli ultimi due mesi è stata la campagna elettorale peggiore di sempre, se la frase non fosse ripetuta ogni anno. Tra social media, Tik Tok, ospitate in televisione si è parlato tanto di leader e poco di contenuti. Il voto sarà prevalentemente di opinione. E dire che di temi da affrontare ce ne sono. La guerra, il caro energia, l’ambiente. In questo bailamme, le questioni rilevanti per chi è all’estero sono finite ai margini.
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Un’ipotesi di scenario
I sondaggi non possono essere pubblicati nelle due settimane prima del voto, ma tre elettori su dieci (almeno) non si presenteranno al seggio. Pare certo, tuttavia, che ci si avvii verso una vittoria di un centrodestra diviso sotto molti profili.
Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia incasseranno i dividendi della permanenza all’opposizione durante il governo Draghi, ma la leader romana dovrà confrontarsi col fronte interno e un Matteo Salvini in declino, che probabilmente non accetterà di fare la comparsa. Meloni è attenzionata dall’Europa e dagli Stati Uniti, che giocano ancora un ruolo forte quando si tratta di elezioni politiche italiane, per le posizioni di estrema destra, gli abbracci con Orban, i comizi spagnoli con Vox. Per questo, anche in caso di vittoria, non è detto che il Capo dello Stato le conferisca l’incarico.
Quale sarebbe l’alternativa? Un governo di unità nazionale. Il Paese commissariato ancora una volta non sarebbe un bello spettacolo, ma la classe politica è quella che è, e ci sono i fondi del Pnrr da gestire. Soldi che servono e, va ricordato, non sono acquisiti una volta per tutte: vengono erogati in tranche e possono essere revocati in caso non vengano rispettati i parametri fissati da Bruxelles. Tra flat tax, scostamenti di bilancio e pace fiscale (tutto promesso da Salvini in campagna elettorale), Meloni non avrà un compito semplice.
Il centrosinistra, dal canto suo, non ha avuto presa. Certo, non ha fatto registrare le oscillazioni da ottovolante dei contendenti: il principale partito, il Pd, è rimasto quello del 2018, attorno al 20%. Ma, ancora una volta, in caso di governo tecnico entrerebbe nell’esecutivo senza aver vinto le elezioni.
La sorpresa potrebbe essere Conte, che con i Cinque Stelle sta riempiendo le piazze al Sud. Potrebbe attestarsi attorno al 15%, un abisso rispetto a cinque anni fa, ma in recupero per un partito dato allo sbando solo trenta giorni fa. Il terzo polo di Renzi e Calenda è dato al 6%: così fosse, rispetterebbe le attese degli osservatori, non dei leader, che avevano scommesso su un risultato a due cifre.
I temi dell’estero
Ma questa è politica italiana. I problemi, per gli expat, sono altri, e sempre i soliti. I servizi consolari, ad esempio – con attese di mesi per ottenere certificati semplici, impensabile nell’era digitale -. Non solo. L’emigrazione, facevano notare diversi candidati, è cambiata. Oggi non si parte più per cambiare vita: spesso si pianifica un periodo dell’esistenza all’estero, due tre o cinque anni per arricchire il curriculum, imparare le lingue, fare esperienza del mondo. Il cordone ombelicale con l’Italia resta presente, e non c’è nessuna intenzione di reciderlo. Per questo, il tema della sanità per chi è iscritto all’AIRE è fondamentale. Come anche quello del voto elettronico, che potrebbe essere utile a evitare brogli ma è legato all’identità digitale (altra nota dolente).
Le previsioni non sono positive. In una situazione così confusa in Patria, sarà difficile per il Parlamento trovare il tempo per occuparsi di chi sta fuori. Molto dipenderà dalle capacità degli eletti di infilarsi nelle agende, dal loro peso specifico, dalla conoscenza delle logiche di Montecitorio. Ma, va detto, i tempi sono grami. Meglio non farsi illusioni.