Trentacinque anni, gli ultimi cinque trascorsi alla Camera dove nel 2018 era stato eletto con il Partito Democratico. Poi, nel 2019, il passaggio a Italia Viva (“quando il partito si alleò con i Cinque Stelle”). Massimo Ungaro è di Roma, ma vive a Londra dal 2005. Eloquio veloce, piglio energico. Renziano convinto. Si ripresenta correndo per uno dei tre seggi in palio per Montecitorio nella ripartizione Europa.
“Quella riforma populista non l’ho votata. Ha fatto passare il messaggio che la democrazia ha un costo” dice al telefono a Londra, Italia, mentre si trova in autostrada per una delle tappe di questa campagna elettorale così concentrata da essere una centrifuga. Non solo. “Ogni deputato eletto in Europa rappresenta 750mila persone, contro le duecentomila di chi è eletto in Australia”. E allora che si fa? “Dobbiamo cambiare i collegi, per rendere più omogenea la rappresentanza. E cambiare il voto per corrispondenza. E’ uno scandalo, i brogli sono all’ordine del giorno. Bisogna renderlo sicuro, tracciare i plichi con il Qr Code, semplificare le procedure di scrutinio. I Comites hanno sperimentato il voto elettronico. E’ andata bene, spero presto il sistema sia implementato”.
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I CANDIDATI SI PRESENTANO: GLI EVENTI ELETTORALI A LONDRA
I giovani? “Non sono choosy”
Perché si ricandida? “Per portare avanti quanto già cominciato ed evitare un’Italexit, dal momento che Brexit l’ho vissuta da vicino. Assieme all’assassinio di Jo Cox ha cambiato le mie priorità: nel nostro paese esiste ancora il rischio ancora di forze populiste e sovraniste che possono portarci lontano dalla traiettoria europea. Non possiamo dare l’Unione per scontata”.
Un lavoro in un istituto finanziario fino al 2018, anno dell’elezione, Ungaro mette i giovani in cima alle priorità. “Credo che l’emergenza giovanile stia per scoppiare – dice – In Italia l’abbandono scolastico è al 10%, cinque punti sopra la media europea. Al Sud è anche peggio. Tanti giovani famiglie non hanno le risorse per avere figli: in media i ragazzi escono di casa dopo i trent’tanni, la media europea è di ventisei. Ma non sono bamboccioni o choosy: i salari sono troppo bassi, c’è assenza di meritocrazia, sono poche le opportunità interessanti”. Diciamo: vero, ma insomma – c’è anche un fattore culturale. Un certo mammonismo, chiamiamolo così. “Su questo non sono d’accordo. A mancare sono le opportunità. Non è che i giovani italiani sono pigri; questa è una narrativa della generazione precedente. Sia in senso storico sia comparativo l’Italia non ha mai dato così poco alle giovani generazioni come ora. Il disagio esisteva prima del Covid: la pandemia, però, l’ha esasperato. Così molti si sentono obbligati ad andare via, impossibilitati a soddisfare le proprie aspirazioni. Per loro, abbiamo introdotto una detrazione sugli affitti per i redditi bassi e potenziato garanzia prima casa per gli under 36″.
Veniamo al programma. Ungaro lo sciorina tutto d’un fiato. “Vogliamo che per ogni euro investito per gli over 65 ne sia investito uno per chi ha meno di trentacinque anni. Guardiamo all’Europa e al rilancio dell’alleanza atlantica. E alla crescita economica sostenibile e inclusiva. C’è bisogno delle riforme strutturali dell’Agenda Draghi, di liberalizzare economia, ridurre la burocrazia e le tasse. Siamo per lo sviluppo sostenibile, non la decrescita infelice, mantenendo gli impegni presi sul cambiamento climatico e la decarbonizzazione”. Salario minimo? “Siamo a favore: ma senza metterlo nero su bianco in una legge, come vogliono i Cinque Stelle. Così si rischia di soffocare l’economia. Meglio una commissione indipendente che lo determini, magari anche con differenze tra Sud e Nord”.
Sgravi fiscali al rientro e una scuola italiana a Londra
Per l’estero, il candidato di Italia Viva rivendica la riapertura del consolato di Manchester: “Era una mia promessa elettorale e l’abbiamo ottenuta, serve a decongestionare Londra”. Nel prossimo quinquennio, in agenda il potenziamento della rete consolare. “Venti anni fa gli italiani all’estero erano due milioni, oggi sono triplicati. La rete consolare, invece, è rimasta la stessa a tremila unità, dopo essere scesa fino a duemila con Monti: non basta. C’è ancora molto da fare, ad esempio semplificare le procedure tramite lo Spid (l’identità digitale, ndr). L’anagrafe digitale deve diventare istantanea”.
Secondo punto, interessante, “potenziare i corsi di lingua italiana all’estero. Londra è la quinta città italiana ma manca una scuola pubblica nella nostra lingua. Ci sono ottimi licei italiani a Parigi, Zurigo, Madrid, Barcellona, Istanbul, ma non nella capitale britannica”.
In terzo luogo, “potenziare gli sgravi fiscali al rientro dall’estero, per attirare capitale umano nel nostro paese. Ricordo che siamo riusciti a ridurre l’Imu sulla seconda casa per i pensionati all’esteroa. Vogliamo aumentare ancora le deduzioni e sostenere il turismo di ritorno nei piccoli centri. Infine, “molti italiani a Londra non sono iscritti all’AIRE perché temono di perdere la copertura sanitaria: noi proponiamo invece di mantenerla per i primi tre anni”.
“Mai con Salvini e Meloni”. “Soggetto comune” con Azione
Ungaro si schiera per i diritti civili (ius culturae, stepchild adoption, matrimonio ugualitario, eutanasia). Con chi non si alleerebbe mai? Risposta secca. “Con la Meloni e Salvini”. Domanda cattiva: allora Italia Viva non è un partito di centrodestra? “Assolutamente no. Anzi. Con Renzi siamo quelli che hanno fatto più cose di sinistra, a partire dal contratto a tutele crescenti”. Sul fronte amici, “con Azione stiamo lavorando alla nascita di un soggetto comune, che potrebbe essere la fusione o la federazione dei due partiti. Spero che anche +Europa in futuro si unisca a noi”.
La marcia è dura. Il giovane parlamentare prova a caricarsi. Per l’unico seggio in bilico, dice, sarà una corsa due coi Cinque Stelle. Fa i conti. “Bisogna dire agli indecisi a cui piacciono le nostre idee che il vero voto utile è per noi. Uno dei tre seggi disponibili per la Camera andrà al centrosinistra, un altro al centrodestra; per prendere quello che resta, loro dovrebbero arrivare a percentuali altissime, vicine al 45%. Quindi siamo noi a giocarcela coi pentastellati”. Ma la posta in palio non è solo lo scranno in Parlamento: il romano, è ambizioso, giovane, preparato. Cose che piacciono a Renzi. Se gli riuscisse l’elezione, il dividendo, al ritorno in Italia, potrebbe essere anche più alto.