Si definisce “berlusconiano da sempre”. Un passaggio nei pressi dei lidi di Mario Monti nel 2013, poi il ritorno all’ovile e la proposta di Antonio Tajani: candidarsi al Senato per il centrodestra. Luigi Billè è un membro storico della comunità italiana in Gran Bretagna. Architetto, imprenditore, da sempre attivo nel mondo civico. “E sempre scindendo l’impegno per i connazionali da quello politico: ho dato una mano a tutti, a prescindere dal colore” rivendica al telefono con Londra,Italia, mentre attraversa la Svizzera in macchina. Piena campagna elettorale. “La più breve di tutte, a memoria mia”.
Cinquantotto anni, trentatré nel Regno Unito, prima a Nottingham da pioniere del progetto Erasmus, poi a Bristol, infine a Londra. Sono passati in tanti, in riva al Tamigi: lui è rimasto. Dalle sponde del fiume, si diverte a osservare lo skyline che segna lo scorrere nel tempo nella capitale. “Che differenza rispetto ai primi grattacieli degli anni Ottanta. Quando alzo lo sguardo, vedo sempre una gru. Perché la verità è che questa è una città che non morirà mai, nonostante le crisi. E’ la naturale competitor di New York e Tokio”.
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Sgarbo tra colleghi
Chiacchiera volentieri, Billè, di economia, Sicilia (dove è nato) e Calabria (dove ha fatto l’università). L’umore cambia all’improvviso quando si parla di elezioni. C’è poco da fare: ha il dente avvelenato. La motivazione? La candidatura di Andrea Crisanti, microbiologo mandato in campo dal Pd. Scelta che lui ha interpretato come uno sgarbo a una sorta di codice cavalleresco. Ma esiste davvero? “Parliamoci chiaro, lo stimo dal punto di vista professionale. Ma qui non l’ho mai visto”. Però ha vissuto in città per venticinque anni, obiettiamo. “ Mi creda – insiste lui -: gli italiani di qui li conosco dalla A alla Z. Forse si nascondeva, forse faceva la spola tra l’Italia e Londra. Sicuramente, non era attivo dal punto di vista civico”.
L’argomento lo accalora, è evidente. Prendiamo atto. Del resto, il seggio in palio a Palazzo Madama è uno solo. Va bene Londra, dove l’attività di supporto ai connazionali e la rete di relazioni costruita nel tempo possono costituire un vantaggio; ma fuori dall’Inghilterra si parte alla pari. E il rivale può contare sulla notorietà mediatica dovuta alla pandemia.
“Non ce l’ho con il mio rivale – prosegue Billè -: certo, non credo che abbia le competenze per fare il senatore, e, anzi, scendendo in politica scredita la propria attività professionale. Ce l’ho con la scelta scellerata del Partito democratico, lo stesso che nel 2014 ha chiuso quarantaquattro sedi consolari, tra cui quella di Manchester. Uno schiaffo agli italiani nel mondo, che evidentemente considerano solo una risorsa da spremere. Ricordo che il voto all’estero è frutto della legge Tremaglia, approvata dal centrodestra”.
Il programma: servizi consolari migliori, Spid più facile, riforma dei Comites
Parliamo di programma. L’architetto messinese rivendica la conoscenza delle problematiche di chi sta all’estero, anche grazie all’attività di supporto portata avanti negli anni, ad esempio nell’ambito delle richieste per ottenere il settled status. “Il mio programma è dettato dagli italiani nel mondo, perché sono uno di loro. Parto dall’erogazione dei servizi consolari, che deve essere facilitata con la semplificazione della richiesta di appuntamento per il rinnovo di passaporto e carta di identità. Poi c’è il problema della Spid (l’identità elettronica, fondamentale per accedere a numerosi servizi online della pubblica amministrazione tricolore, ndr): per chi sta oltreconfine è estremamente difficile da ottenere. Motivi banali: nei form mancano le opzioni per l’estero, dalla provincia al numero di telefono. Conosco più d’uno che ha inserito i dati di qualche parente stretto. Oggi può essere addirittura necessario recarsi in Italia, e bisogna sistemare questi errori al più presto”. Infine, Billè propone una riforma dei Com.It.Es (Comitati per gli italiani all’estero, ndr).
La politica italiana lo appassiona poco. Difficile stanarlo. Con i numeri risicati dovuti al taglio dei parlamentari, ogni voto può essere decisivo nella prossima legislatura. Esploriamo: quali alleanze, in via puramente ipotetica, non stringerebbe mai? “Mi piace parlare di programmi” replica. “Ma in generale, in politica servono esperienza e competenza. Bisogna dare credito a chi lo merita”.