Era una decisione nell’aria da mesi, che non ha sorpreso gli analisti: la Bank of England ha deciso di alzare i tassi d’interesse dello 0.25%, portandoli dallo 0.5 allo 0.75%, il livello più alto dal 2009, subito dopo la crisi finanziaria globale. Lo hanno deciso all’unanimità i membri del Monetary Policy Commitee, fra cui il governatore Mark Carney, giustificando la decisione con la necessità di tenere a freno l’inflazione, prevista al 2.5% quest’anno e al 2.2% l’anno prossimo.
“Da maggio, le previsioni economiche a breve termine si sono evolute in linea con le nostre aspettative. Dati recenti sembrano confermare che il calo di produttività registrato nel Regno Unito nel primo trimestre sia stato temporaneo, con una ripresa nel secondo trimestre. Il mercato del lavoro si è rafforzato e il costo del lavoro per unità consolidato. Considerati questi sviluppi, abbiamo deciso di alzare i tassi d’interesse dello 0.25% per mantenere l’inflazione in linea con gli obiettivi” si legge in una nota ufficiale.
Brutte notizie per i detentori di mutui a tasso variabile, che avvertiranno gli effetti dell’aumento già dalla prossima rata mensile. Nella conferenza stampa seguita all’annuncio, il Governatore Mark Carney non ha escluso ulteriori futuri rialzi, ma ha assicurato che saranno “limitati e graduali”.
Effetto Brexit?
Nel suo rapporto sull’andamento dell’inflazione, la Bank of England riconosce che la debolezza osservata di recente negli investimenti potrebbe dipendere dall’incertezza sui termini dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea: “Secondo un sondaggio condotto da Deloitte fra i Chief Financial Officers di società private, Brexit è il rischio maggiore per la loro impresa, e tre quarti dei top managers consultati, la percentuale più alta dalla data del referendum, si aspettano che porti ad un deterioramento degli scenari per le aziende”.
E ancora: “Gli investimenti per i prossimi 12 mesi continueranno ad essere limitati a causa dell’incertezza politica ed economica”.
L’ultimo aumento degli interessi è del 2 novembre 2017, quando il rischio di inflazione aveva spinto la BoE a invertire una tendenza al ribasso che aveva portato gli interessi allo 0.25, la soglia più bassa negli oltre 300 anni della sua storia.
Allora, 7 su 9 membri del Monetary Policy Commitee avevano deciso di rialzare dello 0.25, portando il costo del denaro allo 0.50.
La decisione era stata una conseguenza diretta dell’impatto di Brexit, con il rapido e drastico calo di valore della sterlina e il conseguente aumento del costo delle importazioni.