Dopo anni di stabilità e consumi in crescita l’economia britannica sta vivendo una battuta d’arresto. A segnalarlo, al di là delle sensazioni, sono i dati diffusi di recente da Visa, il colosso finanziario che gestisce pagamenti con carte di credito e debito in tutto il mondo e per questo ha sott’occhio le fluttazioni del settore. In maggio, secondo il loro rapporto, si è registrata una contrazione nelle spese e negli acquisti in diversi settori tra cui abiti e accessori, beni per la casa, trasporti e anche cibo. Una riduzione da attribuire, secondo gli analisti, alle incertezze dei cittadini, che temono gli effetti dela Brexit, ma non sono convinti fino in fondo nemmeno delle recenti scelte politiche e forse nemmeno della leadership.
Politica a parte, nel maggio di quest’anno Visa ha registrato un calo di poco meno dell’uno per cento nelle spese in Gran Bretagna, che dal 2013 in poi non avevano invece fatto altro che salire. Secondo gli osservatori, con gli stipendi che non si adeguano e i prezzi che invece lievitano la gente ha perso il proprio potere di acquisto, sta cominciando a sentire il portafoglio vuoto e a ridurre le spese superflue. Tanto i negozi quanto i centri commerciali hanno segnalato una flessione nelle visite negli ultimi mesi, il che lascia presumere che la gente abbia smesso di andare a guardare le vetrine per evitare di farsi tentare. Restano in equilibrio le spese per pranzi al ristorante e cinema, anche se va sottolineato come non abbiano registrato gli aumenti in genere prevedibili in questo periodo dell’anno.
Intanto, i salari non si sbloccano. É di pochi giorni fa la polemica di un’infermiera dell’NHS, il servizio sanitario nazionale, che ha chiesto al primo ministro durante un question time come si possa pretendere dal personale medico e infermieristico altro lavoro in più, quando la paga è praticamente ferma da anni. Theresa May le ha risposto che ci sarà un incremento dell’uno per cento (inferiore all’inflazione), che il governo porterà denaro al settore, che si tratta di sacrifici che tutti stanno facendo. Ma se sulla sanità, ambito cruciale dell’assistenza britannica, riescono ad arrivare somme inadeguate, è facile intuire cosa accadrà negli altri settori.
L’altro fattore preoccupante riguarda l’inflazione che aumenta e in maggio ha toccato il 2,7 per cento, il livello più alto da tre anni a questa parte e decisamente molto di più della previsione della Banca d’Inghilterra, che era pari al 2 per cento.
Dunque l’inflazione vola, gli stipendi stagnano, i prezzi salgono e non si registrano cali nel costo degli affitti o dei servizi. Anche un bambino saprebbe intuire che, sommati tutti i fattori, il saldo è negativo e che le famiglie devono cominciare a risparmiare. Sia che stiano organizzando una vacanza al mare, magari in una meta italiana (che con la sterlina a questi livelli non è più tanto conveniente) sia che semplicemente stiano organizzando la spesa. Perché in fondo, la situazione difficile che scuote il paese si legge con chiarezza anche osservando i cartellini dei prezzi sul bancone del supermercato. Dove le derrate che arrivano dall’estero, come frutta e verdura, hanno prezzi decisamente più alti di quanto non fossero un anno, forse anche solo sei mesi fa.
Caterina Belloni
Articolo realizzato con il supporto di Green Network Energy – la prima azienda italiana di energia nel Regno Unito