La Brexit non scuote i mercati USA. La scorsa settimana ha confermato come gli investitori siano tornati ad acquistare gli strumenti più rischiosi: gli indici americani hanno infatti segnato nuovi record. L’S&P 500 rompe i massimi di maggio 2015, superandoli di oltre l’1% dopo che i dubbi sull’economia statunitense sono stati dissipati dalla solida performance del mercato del lavoro interno.
L’appetito per le azioni si spiega anche guardando ai tassi d’interesse offerti da strumenti meno rischiosi, come il debito sovrano dei paesi dell’OCSE, che sono poco appetibili e in alcuni casi negativi; gli acquisti in borsa sono sospinti anche dalle notizie positive che arrivano dalla Cina, dove la crescita del Pil ha fatto segnare +6,7% anno su anno.
Le borse europee sono lontane dai record d’oltreoceano, godendo comunque della positività globale: il FTSE 100 ha aperto la settimana appena sotto i 6.700 punti: era a 6.400 prima del risultato del referendum. Il FTSE MIB ha recuperato solo parzialmente la caduta di fine giugno, avendo comunque guadagnato più di 1.500 punti dai minimi del 27. La media delle 40 quotate più importanti chiude un lunedì poco mosso a 16.750 punti, appesantita dalle notizie poco confortanti sulle banche italiane.
Anche la sterlina beneficia del sentimento positivo degli investitori, recuperando leggermente dalla caduta libera di giugno, sospinta anche dalla decisione di Mark Carney, governatore della Bank of England, di mantenere il tasso di riferimento a 0,5%, dopo che molti analisti si aspettavano un taglio di stimolo, in risposta al risultato del referendum. Il cambio con l’Euro è appena sotto 1,20.
Da segnalare l’intenzione di SoftBank di acquistare ARM Holdings, azienda britannica leader nella produzione di chip per il mercato mobile. L’investitore giapponese è pronto a pagare £ 24,3 miliardi, un premio del 43% sul prezzo di chiusura di venerdì. SoftBank intende creare 1500 nuovi posti di lavoro nel Regno Unito, da aggiungersi ai 4000 già esistenti.
Federico Lago