Arrivato alla 25ma edizione, l’EFG London Jazz Festival 2017 (dal 10 al 19 novembre) propone anche quest’anno un calendario ricchissimo, a testimonianza della grande vitalità e globalità della musica jazz. Oltre 350 le performance di questa edizione, in 60 luoghi diversi della capitale. Teatri da migliaia di posti, come il Barbican o la Royal Festival Hall, ma anche piccoli locali, music club, chiese, musei, e ovviamente jazz club. Una festa alla quale tutti possono partecipare, i concerti si svolgono in molte parti di Londra e diversi eventi sono gratuiti.
Tra tutte le performance del festival (qui il programma completo) abbiamo selezionato per voi i dieci appuntamenti a nostro giudizio piú interessanti.

Tomasz Stanko (Venerdi 10, Cadogan Hall) Il 75enne trombettista polacco è uno degli artisti piú originali del jazz europeo, dotato di un suono inconfondibile e capace di oscillare con coerenza tra free jazz e liricità. A Londra si esibisce con il suo nuovo quartetto americano, con il pianista cubano David Virelles, il bassista Reuben Rogers e il batterista Gerald Cleaver. Una band con la quale ha inciso per la ECM l’album December Avenue.
Pat Metheny (Venerdi 10, Barbican). Il chitarrista del Missouri non ha certo bisogno di presentazione. Al Barbican arriva con nuovo quartetto che promette meraviglie, comprendente il pianista inglese Gwylim Simcock, la bassista Linda Oh e il batterista Antonio Sanchez, suo collaboratore di lunga data.
Kirk Lightsey Trio (sabato 11 e domenica 12, Zedel). Lightsey è uno dei pianisti della cosiddetta scuola di Detroit, quella che ci ha regalato musicisti come Tommy Flanagan e Barry Harris, ed ha alle spalle una carriera ricchissima di collaborazioni, da Chet Baker a Dexter Gordon. Nonostante l’età (ha superato gli 80 anni), Lightsey continua a suonare e swingare con l’energia di un ragazzino. Per gli appassionati del piano jazz.

Chris Potter (Domenica 12, Pizza Express). Sebbene sia poco noto al grande pubblico, Potter è considerato da molti il sassofonista jazz piú importante in attività (“il piú studiato e copiato del pianeta” secondo la rivista Downbeat). Al Pizza Express di Soho Potter suonerà in trio con il bassista Reuben Rogers e il batterista Eric Harland. Una formazione piano-less che promette di esaltare le virtù del sassofonista.
Paolo Conte (lunedi 13, Royal Festival Hall) festeggia i suoi 80 anni tornando a suonare a Londra con la sua band a due anni dalla sua ultima esibizione. Per chi non riesce a resistere al ritmo della milonga e alla trascinante “It’s wonderful”
Taksim Trio + Dorantes (lunedi 13, Cadogan Hall). Sonorità solari in questo concerto che affianca due gruppi accomunati dall’origine mediterranea e dallo spirito gipsy. Dorantes è il pianista spagnolo che ha saputo reinventare il flamengo in chiave jazz. Il Taksim Trio è un gruppo turco che suona antichi strumenti ottomani come il duduk e il kanun. Insieme proveranno ad esplorare in musica i legami tra le loro culture.
Dayna Stephens (Giovedi 16, 606 Club). Il sassofonista americano è stato per anni al centro della scena jazzistica newyorkese suonando regolarmente con artisti come Brad Mehldau e Kenny Barron, prima di doversene allontanare a causa di problemi di salute. Torna a suonare a Londra per la prima volta dopo 17 anni. Da riscoprire.

Jeremy Kauflin (Giovedi 16, Wigmore Hall). Per alcuni è il nuovo Jarrett, definizione che sarebbe opportuno non dare a nessuno. Ma sicuramente Kauflin è uno dei pianisti piú interessanti emersi negli ultimi anni nella scena americana, con uno stile che incorpora l’insegnamento di maestri come Bill Evans e Bud Powell. A Londra suona con il suo trio, in un double bill con il duo francese tromba e violoncello composto da Airelle Besson e Vincent Segal.
Stefano Bollani (Sabato 18, Cadogan Hall). Il pianista milanese è un habitueè del festival. Per questa edizione ha scelto di portare Napoli Trip, il suo omaggio alla musica partenopea. Con lui sul palco il sassofonista Daniele Sepe, esponente di spicco della scena musicale napoletana, insieme al clarinettista Nico Gori e al batterista Bernardo Guerra.
Fred Hersch (Sabato 18, Kings Place). Di lui è noto il fatto che sia dichiaratamente gay e conviva da decenni con l’Aids. Ma Hersch è prima di tutto un pianista di grande creatività e musicalità. Il concerto in trio del Kings Place sarà preceduto dalla proiezione del documentario “The Ballad of Fred Hersch“, che racconta la sua storia.

Infine, va segnalato che l’edizione 2017 del Festival dedica uno spazio speciale a Thelonious Monk, il geniale pianista e compositore americano del quale quest’anno ricorre il centenario della nascita, con due progetti speciali.
Il primo è Monk Misterioso (sabato 18, Kings Place), uno spettacolo che esplora l’opera e il carattere “silenzioso” di Monk mescolando efficacemente teatro e performance musicale. Una produzione italiana, con i testi di Stefano Benni e la direzione della narratrice e vocalist Filomena Campus. Il secondo è Monk@100, (domenica 19 novembre, Cadogan Hall), un concerto-maratona nel corso del quale alcuni dei migliori jazzisti britannici si alterneranno sul palco per l’intera giornata per eseguire tutte le composizioni di Monk.
#WeAreJazz
foto: il sassofonista Dayna Stephens
Salve vorrei far notare, a proposito del binomio Italia – Londra, che oltre ai nomi più famosi di Paolo Conte e Stefano Bollani, c’è anche quello di un pianista italiano, nella band di Marcus Miller il 12 novembre.
Grazie, ci era sfuggito.