
“E’ stupendo, meraviglioso”- dice Elisa accogliendoci nel camerino del Koko di Camden prima del concerto londinese, commentando il risultato della prevendita (il teatro, oltre 1,400 posti, è sold-out da giorni).
“Anche se canto in Inglese, e ho avuto dei momenti in cui ci sono stati dei bellissimi risultati in vari paesi, dall’Europa agli Stati Uniti, il mio successo discografico è in Italia. Per me quello di oggi è un grande risultato. Sono contentissima, orgogliosa, mi dà molta forza, come dei sogni che si realizzano”.
Elisa ricorda la difficoltà di fare accettare la sua scelta artistica di comporre e cantare in lingua inglese: “La casa discografica di Caterina Caselli mi permise di fare il mio primo album in inglese dopo delle belle opere di convincimento pesante. Non erano per niente convinti”. L’album (“Pipes and Flowers”) fu un successo straordinario, con quasi 300,000 copie vendute nel 1997, e rappresentò l’inizio della carriera di Elisa.
Il suo ultimo album, L’Anima Vola, è interamente cantato in italiano, ma Elisa conferma che è solo un’eccezione: “Il prossimo album sarà in inglese. Torno a casa. E’ strano dirlo ma per me è così, è sempre stato così.”
Le chiediamo in che modo nascono le sue canzoni. “Scrivo ovunque, anche perché viaggio spesso, mi capita di scrivere sia a casa che fuori. Inizia sempre con qualcosa di piccolo, un semino, un ritornello o una strofa, una specie di messaggio, poi succede qualcosa di inspiegabile – non si riesce bene a spiegare tutto, vero?” dice Elisa. ”A volte per completare una canzone si aspettano anni, come per il malto del whisky. Poi succede e ti chiedi come hai fatto a non vederlo prima”.
Le facciamo i complimenti per il bellissimo video di “A Modo Tuo” (già oltre 1 milione di visualizzazioni su YouTube), nel quale appare con la figlia Emma Cecile. “Il video l’ha realizzato una mia amica bravissima, Sara Tirelli, anche lei di Monfalcone, un’italiana che però ha viaggiato tanto, ha vissuto a Rotterdam, in Inghilterra”.
Il tema del viaggio, dell’esperienza all’estero, ritorna sempre parlando con Elisa, e forse non potrebbe essere diversamente conoscendo la sua internazionalità. Ma allora cosa vuol dire essere italiano? “Secondo me, l’italianità è una cosa spirituale. Non devi mangiare la pizza tutti i giorni o vivere a Roma per essere italiano. Non deve essere una gloria, per cui ti basta e ti avanza e non vuoi imparare nient’altro o essere contaminato con nient’altro, ma non deve neanche essere quel solito nostro maledetto cancro, guardare il prato del vicino sbavandoci sopra, e non rendersi conto delle bellezze incredibili che abbiamo.”
“Il nostro dna di inventori, di gente che si arrangia, non è solo l’essere furbo, è anche l’avere come indole la capacità di immaginare una soluzione. Perchè deve essere una cosa brutta?” conclude Elisa. “Bisogna dare un po’ di forza, di coraggio, ai giovani, sia a chi va sia a chi resta, non importa. Bisogna essere fieri di essere italiani.”
Francesco Ragni