Nella musica di Nicola Conte c’è un senso di eleganza e di coolness che può far pensare alla swinging London degli anni 60 e 70. Forse per questo il musicista barese è di casa al Ronnie Scott’s, il celebre jazz club della capitale, dove si esibisce da anni facendo registrare regolarmente il tutto esaurito.
In questo inizio di 2016, Conte è al Ronnie per due serate, venerdi 8 e sabato 9 gennaio, con il suo combo, arricchito per l’occasione dalla vocalist londinese Zara McFarlane. È il quinto anno consecutivo che Conte sale sul palco del locale di Soho con il suo gruppo, e anche in questa occasione entrambi i concerti sono sold-out in prevendita.
La musica di Conte sfugge alle definizioni facili. La base è afro-americana, soul e jazz, ma su di essa si innestano altri elementi: ritmi brasiliani, sonorità funky, frammenti di colonne sonore e molto altro, scelti e mescolati con la sapienza di un consumato DJ. Una miscela potenzialmente esplosiva che nelle mani di Conte trova un perfetto equilibrio, senza mai scivolare nell’easy listening. Il risultato è uno stile unico, noto e apprezzato in tutto il mondo. A rendere il tutto irresistibile, l’abitudine di Conte di aggregare musicisti di grande livello, capaci di muoversi nel solco dell’idea musicale definita dal leader, ma mantenendo l’abilità di improvvisare e di lasciarsi andare (non a caso l’ultimo disco di Conte si intitola “Free Souls”).
In una recente conversazione Conte ci ha raccontato il suo legame particolare con Londra. I primi viaggi ai tempi del liceo per imparare l’inglese, con i pomeriggi passati nei negozi a comprare dischi. Poi, una volta presa la decisione di occuparsi di musica professionalmente, un soggiorno di un paio mesi nei quali ha incontrato personaggi chiave per la sua carriera come Gilles Peterson e Norman Jay.
“Da quel momento in poi sono tornato regolarmente” racconta Conte “Poi sono arrivati i primi concerti, prima come DJ e poi con il gruppo” . Per quattro anni si è esibito al Jazz Cafe a Camden, sempre davanti a una full house. Poi l’approdo al Ronnie Scott’s.
Ai londinesi piace lo stile creato da Conte: il sito del Ronnie Scott’s lo definisce uniquely Italian style of jazz, descrivendolo come sharp-suited retro jazz with a Bossa Nova flavour and funky edge. Al tempo stesso, avere un pubblico fedele nella capitale britannica sta influenzando l’evoluzione artistica di Conte. “Il sound sul quale sto lavorando da diversi anni è piu ‘nero’ di prima” ci dice Conte “e questo piace al pubblico inglese.”
Sul palco Conte con la sua chitarra è una presenza discreta, preferendo mettere in evidenza la musica e i solisti (voce e fiati) del suo combo. Ascoltata dal vivo, la musica di Nicola Conte mantiene la ricercatezza dei dischi, frutto di arrangiamenti ben studiati, ma acquista una dimensione nuova, piú calda e coinvolgente.
L’esibizione dello scorso anno, alla quale ho avuto la fortuna di assistere, è stata una performance di grande livello. I momenti piú belli sono arrivati dalla vocalist Melanie Charles (con una splendida “Sometimes I Fell Like a Motherless Child”) e dal sax di Magnus Lindgren (autore di molti degli arrangiamenti e membro regolare della band), ma l’intero set è stato da incorniciare. “Gloriously feel-good, unashamedly retro, uniformly urbane” lo ha definito il critico Peter Quinn (leggi qui la sua recensione su Theartsdesk.com), evidenziando riferimenti a grandi del jazz come Horace Silver e Archie Shepp.
Stasera e domani il Nicola Conte Sound risuonerà ancora al Ronnie Scott’s. Sperando in qualche cancellazione dell’ultimo minuto si può sempre provare ad assistere a uno dei due concerti recandosi direttamente al locale. Altrimenti non resta che sperare in un sesto anno e prenotare subito per gennaio 2017.
Francesco Ragni
Londra, 8/1/2015
foto: Ronnie Scott’s