«Non credo a differenze di ceti e di livelli nella musica», amava ripetere Nino Rota, convinto che le forme d’arte siano soprattutto un fatto di relazioni, contaminazione. È d’accordo Enrica Sciandrone, giovane compositrice specializzata nella creazione di colonne sonore; dal 2008 è a Londra, città che ha scelto per perfezionare gli studi e lavorare. Il confronto con gli altri, per lei, è all’ordine del giorno.
Enrica, musicista dall’Italia a Londra. Come sei arrivata qui? «La musica è entrata presto nella mia vita. Ho studiato pianoforte e composizione al Conservatorio di Frosinone; lì ho avuto i primi contatti con il cinema. Era il 2005, stavo completando i miei corsi quando un insegnante mi dice: -C’è un workshop con Luis Bacalov, perché non ti iscrivi?- Ho seguito il suo suggerimento».
Bacalov, un nome importante: premio Oscar per Il Postino… Com’è andata? «Un’esperienza indimenticabile: lui è stato un mentore per me, sono diventata sua assistente. Ancora però mi mancavano le competenze tecniche, così nel 2006 ho deciso di studiare sul serio: mi sono presa un anno per prepararmi. L’amico Maurizio Malagnini mi ha dato una mano, suggerendomi infine il prestigioso Royal College of Music. L’impegno ha dato i frutti sperati: ho vinto una borsa di studio per il Master of Music in Screen Composition, praticamente non ho pagato nulla. E mi sono trovata a Londra, a contatto con professionisti di alto livello».
In pochi anni, la tua carriera è già costellata di riconoscimenti: Berlino, Los Angeles, la stessa Londra… «Sì, nel 2009 ho vinto il Premio Petrassi, istituito da Ennio Morricone, un risultato importante. Ho cominciato a farmi conoscere, e alla fine le opportunità sono arrivate. Dopo alcuni anni di gavetta, nel 2012 ho partecipato al Berlinale Talent Campus, rientrando nella terna dei finalisti. Nello stesso anno ho avuto la fortuna di volare a Los Angeles, per un workshop dedicato ai giovani compositori. Ho avuto l’opportunità sviluppare un mio progetto musicale, dall’idea di partenza fino alla direzione dell’orchestra in studio di registrazione. Ho lavorato su una clip tratta The Bourne Ultimatum…».
Qual è l’aspetto che più ti appassiona nel lavorare per il cinema, rispetto ad una musica senza legame con le immagini? Artisticamente parlando, quali sono i vincoli, le sfide, le opportunità? «Mi appassiona stabilire una comunicazione diretta con il pubblico. Quando si scrive musica applicata si pensa al messaggio che si vuole comunicare; la trovo una cosa molto importante, che a volte si perde nello scrivere musica assoluta. I vincoli della musica da film sono tanti: tra tutti, far convivere originalità e funzionalità, saper mediare le tue idee con quelle del regista. Ma, se superati, si crea una magia unica, che dà senso a tutto il lavoro che c’è stato dietro».
L’ambiente in cui si vive conta molto, e Londra è una città dove gli stimoli non mancano. «Già, con il rischio, se non stai attento… di perderti tutto! Scherzo: Londra è una città super creativa, sotto ogni aspetto… forse la capitale europea, in questo senso, con Berlino: le cose sono nell’aria, si respirano. Senza però trascurare i dettagli, che qui valgono molto: la professionalità viene sempre considerata. E più vai avanti, più diventa difficile: insomma, un po’ di nepotismo si trova anche qui, ma se non hai talento le porte ti si chiudono presto. E la vita quotidiana? Il caos, la frenesia da grande metropoli… «Tutto sotto controllo. Prima vivevo in affitto in centro, ora ho comprato casa in Zona 4: un bel posto, tranquillo, a soli 25 minuti dal cuore della città. Il tempo non sarà un granché, ma… non ci lamentiamo! [ride]».

Parlaci dei tuoi progetti. A cosa stai lavorando? «Dal 2013 a oggi ho musicato un feature film, alcuni documentari, cartoni animati, diversi spot pubblicitari. Ora però mi sono presa un po’ di respiro: dopo tanti anni passati al computer, confesso che voglio tornare alla musica da concerto. Il rinomato Psappha New Music Ensemble mi ha commissionato per l’estate uno spettacolo in cui si intrecceranno musica, letteratura, illustrazioni e storytelling, tutto dal vivo: partiremo da una fiaba dei fratelli Grimm. Il debutto sarà in Islanda, o forse qui in UK. E poi c’è l’insegnamento: dal 2011 sono docente di Musica da film proprio al Royal College of Music: è gratificante, quasi mi rivedo la studentessa di qualche anno fa. Tra pochi giorni andremo in Cina, ospiti alla Normale di Pechino per presentare il nostro modo di lavorare. Poi per me ci sarà Cannes: un’occasione preziosa per continuare a farmi conoscere, incontrare colleghi e tornare a casa con nuovi spunti. Da trasformare in musica».
Michele Bartoletti Stella, 10 maggio 2015.
michele@bartolettistella.net
Musicisti sul red carpet: le scelte di Enrica:
- Ennio Morricone, Franco Piersanti, Nino Rota («La “trilogia italiana”»)
- John Williams, Gabriel Yared («Mi ispiro al loro stile»)
- Danny Elfman “degli anni d’oro” («Il suo “Big Fish” è un capolavoro»)
- Hans Zimmer, Teho Teardo («Hanno sonorità splendide…»)
Da non perdere: «Decisamente Interstellar, per il modo in cui la musica fa parte della storia…»
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