Difficile dire che Londra ospiti Elisa perché nella capitale inglese la cantante è ormai di casa. Non solo per la sua padronanza della lingua, ma soprattutto perché tra il pubblico dell’Union Chapel, location del suo recente live di pochi giorni fa, c’erano tantissimi inglesi tra centinaia di italiani, che sono venuti a cantare e a ballare con lei.
E poi c’è l’interesse dei media britannici che in questi suoi giorni di vacanza/lavoro hanno chiesto ad Elisa di averla come ospite nelle varie trasmissioni. Cosa che avviene molto raramente per un artista italiano. (Tra le interviste rilasciate anche quella con LondraItalia riproposta nel video al centro).

Ma non per lei che ha saputo farsi breccia nel difficile mondo della musica internazionale non solo facendosi conoscere più di venti anni fa attraverso le prime canzoni interpretate in inglese, ma anche per aver poi proposto un genere indie-rock-pop che è riuscito sempre a imporsi nel vasto mondo della musica italiana prima, ed europea poi, album dopo album.
Ne ha dato una dimostrazione live in un tempio della musica come l’Union Chapel di Islingon che ha visto salire sul palco anche voci uniche come quella di Amy Winehouse.
Elisa ha rispetto la “sacralità” della location offrendo un concerto molto originale nella sua composizione e scaletta, presentandosi sul palco in versione “suffragetta”, quasi a voler ricordare la lotta delle donne inglesi per il diritto al voto del lontano 1918, con una retina sul volto come se fosse una fervida devota della musica all’interno di una antica chiesa gotica, quale per altro è l’Union Chapel.
Ha subito scaldato l’ambiente intonando “7 times” con un gioco di microfono e voce, passando poi a proporre quasi tutti i brani contenuti nel suo recente Ep “Secret Diaries” (“You don’t love me like I do”, “I don’t do neverminds”, “My America”, “A parallel world”) fino a chiudere la prima parte con “Luce” uno dei successi della cantante che dopo ben 19 anni dall’uscita riesce ancora a emozionare.
Dopo un cambio d’abito che la proietta in un look contemporaneo, Elisa dà il via alla seconda parte in cui alterna successi in inglese e italiano, con un medley delle sue maggiori hit, passando anche a suonare la chitarra, le percussioni tribali, le nacchere spagnole e a tornare nuovamente a giocare con la sua voce grazie a un sintetizzatore. Intona “Stay”, “Rainbow”, “Floating”, e “Together”.
Ma nel live all’Unione Chapel c’è anche molta attenzione ad alcune importanti tematiche oltre al tema dell’amore sempre in primo piano: racconta della infanzia e il rapporto con la madre e sorella ricordata nel brano “Dancing”, punta l’attenzione sui cambiamenti climatici cercando di sensibilizzare ognuno a fare di più in “Prayer”, fino al rapporto tra padre e figlio nella celebre “A modo tuo” scritta da Ligabue e magistralmente interpretata da Elisa per il tanto atteso bis nel quale ha offerto anche “Se piovesse il tuo nome”.