Fino a qualche anno fa nella testa (e nei piatti) degli inglesi c’erano solo spaghetti, penne, fusilli, farfalle e gnocchi, tanto per citare i più famosi. Ora, sugli scaffali dei supermercati britannici e nei menù dei ristoranti, si possono trovare anche busiate, maccheroncini, tagliatelle, conchiglioni, mafalde e altre decine di formati tanto che l’Italia, e parte della sua tradizione regionale a tavola, è degnamente rappresentata anche da questa parte della Manica.
Merito della capacità di tanti piccoli imprenditori italiani che hanno deciso di cambiare marcia proprio nel corso dell’ultimo decennio facendo conoscere al palato internazionale di Londra, e del resto del Paese, quanto di meglio l’Italia potesse produrre in fatto di primi piatti. E la proposta viene giornalmente apprezzata, visti i numeri, dato che il consumo di pasta in UK è aumentato nel corso dei ultimi periodi. Secondo i dati ufficiali nel 2006 un inglese consumava in media 86 grammi di pasta a settimana, nel 2021 è salito a 104 grammi.
La tendenza al rialzo sembra non fermarsi più, merito anche della proposta aumentata in parallelo, rispetto al classico spaghetti al ragù che ha tenuto banco per decenni, arrivando ai giorni d’oggi dove decine di differenti tipologie di salse, sughi e formati si possono trovare facilmente sugli scaffali dei maggiori supermercati, o proposti nei menù dei ristoranti, italiani e non. Compresi i numerosi pasta bar che hanno aperto lungo tutto il paese, con particolare riferimento a Londra. In pochi metri quadri si spadella di tutto e di più, consumato in tempo reale di fronte al bancone o seduti nei tavoli sul marciapiede. Alcuni anche con angolo dedicato dove preparare la pasta a mano, per la goduria visiva dei numerosi avventori.
Un successo al quale va dato merito anche al boom che la cucina italiana sta registrando sul piccolo schermo inglese, dove chef del Belpaese sono invitati a condividere ricette e segreti quasi a ogni ora del giorno. E merito anche della schiera di piccoli imprenditori che, proprio nel corso dell’ultimo decennio, hanno dato una forte accelerata al fenomeno pasta invertendo la tendenza, ossia non proponendo più i piatti rivisitati secondo i gusti dei clienti inglesi, quanto rispettando appieno la ricetta originale, sia come ingredienti che come preparazione. Tra questi c’è Simone Remoli, fondatore di Pasta Remoli, trasferitosi a Londra nel 2007 da Roma per lavorare inizialmente come sous chef per importanti ristoranti, tra i quali Locanda Locatelli della stella Michelin Giorgio Locatelli, Barrafina e Quo Vadis a Soho.
Fin quando, nel 2011, decide di dar vita alla propria avventura, aprendo proprio uno dei primissimi pasta bar della capitale inglese, all’interno dello shopping mall Westfield a Stratford, quasi in concomitanza con le Olimpiadi di Londra del 2012, che si tennero nella medesima area. Un evento di portata mondiale che gli ha permesso di farsi conoscere e crescere successivamente, fino ad essere oggi uno dei maggiori produttori di pasta fresca a Londra che propone direttamente nei suoi cinque punti o attraverso la distribuzione diretta verso altri ristoranti. A conti fatti, Remoli arriva a produrre ben 750 chilogrammi di pasta a settimana, ossia poco più di 40 tonnellate su base annua, alle quali vanno aggiunti i sughi freschi o preparati all’istante nei singoli ristoranti.

“Ricordo ancora con grande affetto i miei primi giorni a Westfield quando insieme a mia moglie Francesca preparavamo la pasta in uno spazietto di appena 30 metri quadri – racconta Simone, ora 39 anni e papà di due bambine -. Inizialmente sarebbe dovuto essere un semplice take away, come era nelle intenzioni della dirigenza del centro commerciale. Ma grazie al passaparola iniziale, e al profumo di soffritto proveniente dal sugo fresco preparato ogni mattina che si diffondeva in tutto il mall, ci siamo ritrovati file di persone che invece volevano mangiare la pasta direttamente sul posto. Cosa che ha trasformato il nostro primo punto da take away a uno dei primissimi pasta bar di Londra”.
Di tempo ne è passato, ben 11 anni, e il menù si è anche evoluto in contemporanea. “Ricordo ancora che agli inizi la stragrande maggioranza degli ordini riguardava fusilli all’arrabbiata venduti a £6 a porzione, anche se cercavo di presentare ulteriori proposte come ravioli spinaci e ricotta o con ripieno ai frutti di mare – ricorda Simone -. Ma per i nostri clienti il mondo della pasta italiana sembrava chiudersi lì, attorno ai loro fusilli. Abbiamo dovuto lavorare parecchio, e aspettare che il tempo facesse il suo corso, per cambiare le abitudini, sempre e comunque a loro vantaggio. Oggi fusilli all’arrabbiata rimane sempre uno dei piatti più venduti, ma fortunatamente nei menù dei vari punti ci sono anche maccheroncini, tagliatelle, ovviamente spaghetti, da abbinare alla gricia, cacio e pepe, amatriciana, con aragosta o frutti di mare, ma anche con ragù al sugo di salsiccia, solo per citarne alcuni. Insieme a polpette al sugo, supplì o focaccia, sempre preparati da noi, perché vogliamo condividere col nostro pubblico internazionale tutto il meglio della tradizione culinaria italiana”.
Il futuro di Pasta Remoli, così come degli altri players italiana a Londra e in UK, passa per la delivery. “La pasta è sicuramente uno dei prodotti più difficili da trattare nel settore delle consegne – aggiunge Simone – perché basta davvero poco, in termini di tempo trascorso, che la pasta perda il suo grado di cottura e da al dente si trasforma in scotta o addirittura collosa. Ma abbiamo trovato una formula attraverso un mix di farine di prima qualità che ci permette di preparare e consegnare, anche attraverso un kit che il cliente si può assemblare da solo a casa, qualsiasi tipo di pasta con qualsiasi tipo di condimento, e il risultato al palato è quasi del tutto simile a quello che si prova direttamente al ristorante. Questo permetterà a noi tutti, produttori italiani che crediamo nel vero made in Italy, di contrastare prima di tutto il fake Italian e secondo poi di accrescere la cultura del buon mangiare italiano anche direttamente nelle tavole degli inglesi. Qualità, conoscenza e riconoscenza sono infatti le mie parole chiave, e sapere di riuscire a rispettarle, e farle rispettare anche a un nostro cliente, attraverso un piatto di pasta della tradizione italiana, è la soddisfazione più bella che potessi ottenere nel mio lavoro”.
