Sono saliti a più di 4,2 milioni i cittadini di paesi dell’Unione europea residenti nel Regno Unito che finora hanno presentato domanda per il settlement scheme, lo status per poter continuare a vivere sull’isola dopo la Brexit con gli stessi attuali diritti.
La comunità italiana è la terza per numero di certificazioni rilasciate dall’Home Office con un totale che si aggira attorno alle 400mila; al primo posto la Polonia con più di 700mila, seguita dalla Romania con 600mila, mentre al quarto posto c’è la comunità poroghese con 300mila e al quinto la spagnola con 250mila.
A sette mesi dalla scadenza ultima, dunque, continua a crescere il numero di stranieri a cui risulta garantito lo status di residente permanente o provvisorio, a seconda del numero di anni già trascorsi in UK. Una tutela che non riguarderà invece chi dovesse arrivare nel paese dopo la scadenza fissata dal governo di Londra per il giugno 2021.
La maggior parte delle domande di registrazioni è stata presentata in Inghilterra (3.870.600) seguita dalla Scozia con 214.700, 70.800 in Galles e 69.300 in Irlanda del Nord. Il termine ultimo per la richiesta del Settled Status (o del Pre-Settled Status, per chi non abbia ancora alle spalle 5 anni di residenza consecutiva oltre Manica) è il 31 dicembre 2020, ma con una prevista estensione al 30 giugno 2021 già certa in caso di accordo post divorzio con Bruxelles sulle relazione future.
Nel frattempo il governo di Boris Johnson – in vista della conclusione del periodo di transizione, a fine anno – ha lanciato una piattaforma per spiegare conseguenze e opportunità del dopo Brexit (qui un nostro articolo con maggiori dettagli). Tramite una serie di domande preimpostate, divise per ambiti (lavoro, studio, business), la piattaforma Transition fornisce – anche ai cittadini UE residenti, fra cui si contano circa 700.000 italiani – tutte le informazioni necessarie sia a chi intenda restare nel paese sia a chi vorrà avere rapporti da fuori.
Informazioni su aspetti concreti della quotidianità, come per esempio le normative sugli animali domestici o sui visti per gli studenti, che resteranno valide a prescindere dall’esito dei negoziati con Bruxelles.