L’opinione: il ritorno alle urne sarebbe un rischio per gli italiani

Il parere dell'economista: nuove elezioni subito rischiano di diventare un referendum sull'euro e scatenare la corsa al ritiro dei risparmi, come avvenne in Grecia.

L’opinione: il ritorno alle urne sarebbe un rischio per gli italiani

I recenti sviluppi politici Italiani hanno destato l’attenzione degli investitori internazionali, dopo mesi di complacency rispetto al risultato elettorale del 4 marzo scorso. Un risultato che a nostro avviso già meritava scrupolosa attenzione, in quanto foriero di due rischi che si sono poi materializzati. Da una parte, che il Parlamento Italiano potesse trovarsi in una situazione simile a quella in cui si è trovato il parlamento spagnolo nel 2016, e cioè nell’incapacità di formare per mesi una maggioranza coerente. E dall’altra quello di dar vita ad un governo apertamente euroscettico, con posizioni molto controverse su temi quali la disciplina fiscale e il trattamento dei migranti.

La crisi si è intensificata nel momento in cui il leader della Lega Matteo Salvini e quello del M5S Luigi Di Maio hanno suggerito (ma si potrebbe dire imposto) al Presidente delle Repubblica Mattarella il nome di Giuseppe Conte come Presidente del Consiglio del cosiddetto “governo del cambiamento.” Molti operatori si sono infatti chiesti se il Prof. Conte, al di là del valore professionale, fosse in grado di superare l’asticella posta dell’articolo 95 della Costituzione Italiana, che prevede che il “Presidente del Consiglio diriga la politica generale del Governo e ne sia responsabile, mantenendo l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, e promuovendo e coordinando l’ attività dei Ministri.

La situazione ha iniziato ad avvitarsi nel momento in cui la Lega ha imposto il nome del Prof. Savona per il dicastero dell’Economia e delle Finanze, nonostante fossero ben note, o forse proprio perchè lo erano, le sue posizioni sull’euro e sulla necessità dell’Italia di preparare un piano B di uscita della moneta unica. A questa posizione apparentemente senza possibilità di mediazione ha risposto il Presidente Mattarella, di fatto ponendo il veto su quel nome, vista la linea politica che incarnava e che rischiava di mettere a repentaglio il risparmio degli Italiani (tutelato costituzionalmente), alla luce degli sviluppi avversi di mercato. A quel punto, vista l’impossibilità di procedere ulteriormente, Conte ha dovuto rimettere l’incarico, successivamente conferito al Prof Cottarelli.

La speculazione è partita lancia in resta, portando lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato decennali italiani e tedeschi a oltre 300 punti base. Infatti, poiché la ragione conclamata della rottura è stata la nomina del Prof. Savona a Ministro dell’economia, e visto che si potrebbe andare rapidamente a elezioni, è emerso il rischio che la prossima campagna elettorale (in qualunque momento avvenga) possa trasformarsi in un referendum di fatto sulla partecipazione dell’Italia o meno alla moneta unica. In questi giorni, si sta quindi cercando di evitare un ricorso alle urne che appaia intempestivo (vista la vicinanza dalla pausa estiva) e che possa essere interpretato come un referendum sulla moneta unica.

A questo punto, quali sono i rischi per l’Italia? Ne vediamo principalmente due. Se si andrà alle urne, il primo rischio è che le forze uscite vittoriose dall’ultima elezione rafforzino ulteriormente i loro consensi ed impongano un’agenda apertamente anti-europeista. Ma mentre l’ultima volta lo fecero ammorbidendo la loro posizione sull’uscita dall’euro, ora potrebbero farlo accentuando quella posizione, con il rischio che poi, se vincessero, si sentirebbero costrette a dare seguito a quelle promesse.

In secondo luogo, paventando la possibilità di un ritorno alla Lira, c’è il rischio che gli italiani inizino a fare come fecero i cittadini greci durante il periodo di maggior turbolenza (2012-2015), quando si recarono in banca a ritirare i loro risparmi, per tenerli in casa – atteggiamento che veniva ritenuto irrazionale fino a quando poi le banche non chiusero davvero – nel 2015 – e furono imposti stringenti limiti di prelievo al bancomat (nell’ordine dei 60 euro al giorno).

Vale la pena ricordare che quando le banche chiudono, iniziano a dipendere fortemente dai finanziamenti eccezionali della Banca Centrale Europea, e quindi da decisioni degli “odiati” tecnocrati di Bruxelles e Francoforte, che si intenderebbe contestare in linea di principio. E che riaprire le banche ed eliminare i controlli di capitale è sempre un esercizio difficile e costoso e che richiede tempo e pazienza. Sperabilmente i mesi a venire aiuteranno a prevenire questi rischi, e ad evitare che la contesa politica si trasformi in un mero dibattito euro si/euro no, che – come visto nel caso del referendum sulla Brexit – può sfociare in esiti imprevedibili.

Brunello Rosa è CEO e Head of Research presso Rosa & Roubini Associates a Londra

foto: il Presidente Sergio Mattarella e il Presidente del Consiglio incaricato Carlo Cottarelli (fonte: Quirinale)