Al The Garage di Londra Claudia Lagona, in arte Levante, si è esibita nella tappa londinese del suo “Caos in Europa” (foto in alto), tour che prende il nome dal suo ultimo album “Nel caos di stanze stupefacenti”. L’album nasce in un momento intenso della vita della bella cantautrice siciliana che ha voluto chiudersi metaforicamente in dodici stanze (come il numero delle canzoni presenti nel disco) in cui poter trasformare il caos in silenzio.
Trent’anni, tre album all’attivo e la partecipazione all’ultima edizione di X-Factor Italia in qualità di giudice: nonostante la giovane età, Levante si sta imponendo sulla scena musicale italiana portando una ventata di freschezza e personalità da vendere.
Si abbassano le luci, la band si posiziona sul palco e parte il preludio, pochi versi parlati, sussurrati con emozione, in cui la voce fuoricampo di Levante introduce il suo Caos.
Poi partono le note e la ritmica sostenuta di “Le mie mille me” ed ecco lei: semplice e bellissima in una camicia bianca oversize che esalta tutta la sua femminilità, i capelli neri raccolti in modo volutamente casuale, Levante sale sul palco ed apre “col botto”, protagonisti assoluti degli arrangiamenti sono basso e batteria: “Non me ne frega niente” (una denuncia contro l’uso smodato dei social), “Le lacrime non macchiano”, “Sentivo le ali”, “Ciao per Sempre”. Il pubblico partecipa cantando tutti i ritornelli, a volte anche le canzoni per intero e il ritmo della serata è subito esplosivo.
Quando parte “Un pezzo di me”, il ritornello ironico e scanzonato diventa una festa. A seguire “Cuori d’artificio”, “Diamante”, “Lasciami andare” e poi “Santa Rosalia”, pezzo dedicato ad un’amica omosessuale (il titolo prende il nome dalla santa protettrice di Palermo che si dice fosse innamorata di un’altra donna), in cui la cantautrice descrive con straordinaria semplicità e delicatezza un amore che non ha confini. Si continua con “Abbi cura di te”, una ballata lenta con contaminazioni jazz dall’arrangiamento minimal che tende ad esaltare la voce dell’artista ed i suoi colori.
Il ritmo torna progressivamente ad incalzare con “Come quando fuori piove”, “Memo”, “Di tua bontà”, in un’atmosfera che diventa grave e a tratti tribale. La tensione si scioglie appena partono le note di “Alfonso” ed il pubblico ne urla a squarciagola il celeberrimo ritornello liberatorio “che vita di merda-a-a-a”.
Seguono “Io ti maledico”, “Gesù Cristo sono io” e si chiude con il “Caos” con cui si è cominciato, con quel bisogno di ritrovare la dimensione di sé nel silenzio, in un saluto che suona quasi come un invito per il pubblico a chiudersi e cercarsi nelle proprie stanze una volta tornati a casa.
Quella di Levante è una performance carica, di un cantautorato che è donna e mescola sensualità e grinta, muovendo da radici indie che si arricchiscono di sonorità pop/rock contemporanee ed originali in cui basso, batteria ed elettronica se la comandano.
La scrittura è matura, la voce anche, i ritornelli sono potenti e restano in testa senza mai essere banali. Levante tiene il palco, si emoziona e si diverte, canta e suona la chitarra, passando dall’acustica all’elettrica; balla e saltella come se fosse parte del suo pubblico.
La cantautrice racconta una storia, la sua, passando attraverso rabbia, debolezza, consapevolezza, ricordi, ironia e tratta temi attuali e talvolta delicati con straordinaria sensibilità ed un uso sempre efficace della parola in tutte le sue sfumature. Caos e rumore che aprono al silenzio, percussioni prepotenti e ballate acustiche, versi parlati e recitati sottovoce che si alternano ad altri urlati come per liberarsi da qualcosa: Levante è tutto questo in un equilibrio perfetto di suoni e parole che rendono il suo stile unico ed inconfondibile.
Il timbro vocale è coerente col tutto.
Il pubblico apprezza, applaude, si sente parte del racconto. Nel concerto di martedì sera, organizzato da TIJ Events, siamo stati catapultati in una dimensione a metà tra il reale e il surreale, un teatro di emozioni contrarie e a volte contrastanti, un caos di “cose” stupefacenti.