“Follia è ripetere sempre la stessa strategia e aspettarsi risultati diversi”. La frase è di Albert Einstein, ma Pamela DeLargy – attualmente Senior Advisor per Peter Sutherland, il rappresentante speciale del segretariato generale delle Nazioni Unite per le migrazioni – ne trae spunto per descrivere a toni gravi la situazione di un’Europa immobile ed incapace di coordinarsi di fronte al fenomeno di migrazioni più grave dalla Seconda Guerra Mondiale.
Siamo alla London School of Economics, dove lunedì 5 ottobre ha avuto luogo la panel discussion “A Better Life: The Refugee and Migrant Crisis: Solutions between Sovereignty and Integration”. L’evento, organizzato dalla LSE Italian Society in collaborazione con l’LSE Institute of Global Affairs, ha avuto modo di sensibilizzare il pubblico sul tanto discusso quanto attuale tema dell’immigrazione, e lo ha fatto attraverso testimonianze di operazioni di salvataggio e di realtà affrontate dai migranti che si accingono a raggiungere l’Europa. Obiettivo dell’incontro anche quello di promuovere una raccolta fondi per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR).
Tra gli speaker del panel, oltre alla DeLargy, altri esperti del settore che hanno vissuto e seguono da vicino questa crisi: l’ammiraglio Cristiano Aliperta – titolare dell’Ufficio dell’Addetto Marittimo dell’Ambasciata Italiana a Londra e rappresentante permanente presso l’IMO (International Maritime Organization) – Sohrab Ahmari, che per il Wall Street Journal ha coperto in particolare le storie dei rifugiati dalla Grecia, e Sanj Srikanthan, Director of Policy and Practice presso il Comitato Internazionale di soccorso (International Rescue Committe, sede di Londra), ONG molto attiva in questo ambito. A moderare l’evento la giornalista “volto italiano” di Al Jazeera English nonché Alumna LSE Barbara Serra.
Al centro della discussione ovviamente la crisi siriana, ma l’incontro è stata anche l’occasione per riportare in luce altre realtà “dimenticate” come ad esempio lo Yemen – dove gli inumani livelli di malnutrizione costringono i suoi abitanti ad emigrare, quasi paradossalmente, in Somalia – o l’Egitto, ancora in preda alla guerra civile e all’ instabilità politica. Forte anche la condanna di Pamela DeLargy e Sanj Srikanthan alla situazione a Calais, definita “insana e inumana”.
Tante sono state anche le proposte di soluzioni a questa crisi, nell’accordo comune che questa sia un problema globale e non solo europeo: dall’investire nella costruzione di centri di accoglienza in prima linea alla quasi utopica realizzazione di un nuovo Piano Marshall per il Medio Oriente.
Quello che è certo, e di comune accordo tra gli ospiti al dibattito, è la mancanza di leadership e coordinamento tra le varie forze europee. Molti membri dell’Unione Europea si sono mossi troppo tardi nel mandare aiuti o investire in fondi; altri continuano ad investire in sicurezza, ma questo non fa che accrescere quasi una sorta di paura e pericolosità legata all’ argomento.
“È insano pensare che ripetere la stessa cosa continuamente possa portare prima o poi risultati diversi” sembra quindi essere lo slogan della serata. C’è invece un bisogno urgente di unità, cambiamento e di soluzioni a lunga durata per risolvere una crisi che, aggravandosi, non fa altro che metterne in luce un’altra: quella dell’Unione Europea.
Mariaelena Agostini
Twitter @AgostiniMea
Londra, 7/10/2015
La raccolta fondi organizzata dalla LSE Italian Society rimane aperta fino a domenica 11 ottobre. È possibile contribuire online all’indirizzo www.justgiving.com/lseitaliansociety/
foto: Mariaelena Agostini