UK si prepara a un inverno del malcontento: scaffali vuoti e bollette alle stelle

Le criticità di personale e materia prima registrate in diversi settori si stanno sommando tra loro mettendo in difficoltà l'intero paese

UK si prepara a un inverno del malcontento: scaffali vuoti e bollette alle stelle

 

La stagione fredda che è appena incominciata per il Regno Unito potrebbe trasformarsi in un “inverno del malcontento”, come quello citato nel Riccardo III di Shakespeare.

Lo temono i politici e soprattutto i cittadini, che in queste settimane hanno sperimentato sulla loro pelle disagi a tanti livelli. Colpa delle conseguenze della Brexit, che sommate ai problemi innescati dalla pandemia rischiano di generare un periodo di caos.

All’inizio è stata la carenza dei prodotti nei supermercati, cui si è aggiunta per Londra e il sud del paese la carenza di benzina, che ha visto un venti per cento dei distributori rimanere a secco e ha richiesto l’intervento dell’esercito. Adesso si profilano aumenti pesanti nel costo di luce e gas, oltre ai rincari a livello di tasse per ripianare il buco nel bilancio della sanità.

Il primo segnale che qualcosa non funzionava è arrivato durante l’estate, ma forse gli expat se ne sono resi conto davvero dopo il rientro delle ferie, quando hanno visto che sugli scaffali mancavano frutta e verdura, ma anche una serie di altri prodotti in arrivo dall’Europa. In alcune zone di Londra si fatica a trovare persino l’acqua minerale e la pazienza della gente inizia a scarseggiare. Anche perché se alla mancanza di cibo si assomma la scarsa disponibilità di benzina (che ha lasciato in panne persino Ronaldo) il quadro diventa fosco.

All’origine di entrambi i fenomeni c’è la mancanza di autotrasportatori, che ha ingolfato la catena della distribuzione e che dipende da diversi fattori. Anzitutto buona parte dei camionisti non sono più in UK, perché se ne sono andati, diventando parte di quel milione e 300mila cittadini dell’Unione che dopo il divorzio da Bruxelles hanno pensato di fare le valigie.  Le statistiche dicono che ne mancano 100mila su 600mila.

Solo che rimpiazzarli non è semplice, visto che serve una patente speciale e ci sono stati ritardi e blocchi dei corsi per via della pandemia. Secondariamente, gli autisti europei sono sempre meno inclini a coprire la tratta verso il Regno Unito. Un viaggio che fino allo scorso anno non era un problema e che invece adesso, con le nuove regole, è diventato un incubo. I camionisti perdono ore, talvolta giorni, in attesa della verifica della documentazione che, se per ora non riguarda le merci in entrata nel Regno Unito (il governo ha sospeso tutti i vincoli doganali), pesa però su tutte le merci in uscita verso l’Unione Europea.

La manodopera, peraltro, manca anche in altri settori, come quello dell’ospitalità, con ristorante e alberghi costretti a chiudere o a ridurre gli orari perché non sono in grado di assicurare il servizio cui erano abituati. Per cercare di risolvere il problema il Governo dapprima ha proposta di concedere 5mila vista speciali ai camionisti europei, facendo quindi in qualche modo marcia indietro sulla Brexit, ma solo pochissimi hanno accettato l’offerta.

Uno smacco a cui Boris Johnson ha reagito con orgoglio. Ha annunciato che vuole dare lavoro ai britannici e per fare in modo che prendano i posti che prima lasciavano agli immigrati ha intenzione di alzare il salario minimo. Una iniziativa che potrebbe forse risolvere alcuni dei problemi, ma che non avrà nessun impatto sulla terza grande causa dell’inverno del malcontento: la crisi energetica.

In tutta Europa i prezzi del gas sono aumentati sin dalla fine dell’anno. Pochi giorni fa, il presidente russo Putin ha chiesto a Gazprom di aumentare la fornitura, facendo rientrare un po’ i rincari, ma comunque rispetto allo scorso anno si registra un raddoppio nei prezzi.

Per tale ragione le tariffe saranno altissime nel corso dei prossimi mesi nel Regno Unito, dove per colpa di questa impennata dodici compagnie energetiche sono fallite lasciando in difficoltà circa 1,5 milioni di consumatori. Si spenderà di più per le bollette, dunque, così resteranno meno soldi per gli sfizi di Natale. E qualcuno teme che a mancare dai supermercati potrebbero essere persino i tacchini.