Farewell Gianluca, guerriero e gentleman

Il ricordo di Giancarlo Castelli e dei suoi tre incontri con il grande campione scomparso a Londra giovedì scorso

Farewell Gianluca, guerriero e gentleman

 

‘C’e’ in linea per te un pirla che dice di essere Gianluca Vialli!’. Era primavera 1998 e la swinging London del pallone parlava italiano. Tu avevi già conquistato con i tuoi goals i tifosi del Chelsea che a Stamford Bridge inneggiavano il tuo nome: VIAAA-LI rigorosamente senza doppia. Nel tuo kit da esportazione un inedito misto di cultura, umorismo e buone maniere. E poi quell’inglese che non ti aspetti da un calciatore Italiano. Difficile restare indifferenti anche se non tifavi Cremonese, Samp, Juve o Chelsea.

Ti ascolto incredulo mentre al telefono, quasi scusandoti, mi spieghi che non potrai presenziare come ‘guest speaker’ alla nostra ‘Schroders investment conference’ a Leeds Castle, fuori Londra. Avevi in quella data una partita di Coppa delle Coppe in Spagna, una competizione che poi credo vincesti nel doppio ruolo di giocatore-allenatore.

Il mio stupore per la chiamata era pienamente giustificato: quell’invito era poco piú che una boutade, per di più indiretta e come tale l’ avevo mentalmente archiviato come bello e impossibile. Parlando qualche giorno prima con una collega di Cremona circa le celebrities da invitare al gala dinner, sapendo che lei conosceva un tuo caro amico, le buttai li che sarebbe stato un bel colpo avere ‘Stradivialli’ come ti chiamava Gianni Brera ai tempi. Attribuivo scarse possibilità che il messaggio ti fosse mai pervenuto e zero a che tu lo avessi considerato o addirittura risposto. Più o meno le stesse che un bookmaker avrebbe dato al Leicester vincitore in Premier League, salvo poi finire in bancarotta. Questo è solo un aneddoto ma profondamente rivelatore di chi tu eri.

Anni dopo ti cercai, attraverso un comune amico, per invitarti a presenziare alle nostre epiche sfide calcistiche a tratti Fantozziane (per restare a Genova), a Kensington Gardens tra Football Dads e Kids. Dopo ogni sfida il Sabato mattina, scriviamo un commento tra l’ironico e l’auto-celebrativo, e quando qualcuno si produceva in una rara acrobazia d’alta scuola l’aggettivo qualificativo ricorrente era ‘a-la-Vialli’, con link al video delle tue prodezze. Nel nostro gruppo abbiamo oltre sessanta nazionalità rappresentate, inclusi i passanti che si fermano a giocare e tutti sarebbero stati felici di conoscerti. Tu mi facesti gentilmente sapere che passavi molto tempo in Italia a girare una serie televisiva e che proprio non saresti riuscito a presenziare, però chissà un giorno.

Ti incontrai infine per la prima ed ultima volta per caso al ‘FIFA Best Awards’ a Londra nel 2017: reiterai l’invito ma eri afflitto da sciatica. Credo fosse anche l’anno in cui fu fosti colpito dalla malattia.

Ti vidi infine dalle tribune di Wembley piangere col ‘Mancio’ e mi dissi che il Dio del pallone era stato gentiluomo con te perché nei supplementari della vita ti aveva compensato con gli interessi delle uniche due delusioni sportive, la sconfitta col Barcellona a Wembley e il potenziale inespresso con la Nazionale Italiana, di una carriera altrimenti sempre vincente dove tu eri sempre il leader naturale e istantaneo.

Mi sarebbe piaciuto conoscerti meglio ma forse oggi sarebbe ancora più triste. E poi non era necessario conoscerti per stimarti e volerti bene.

Combattere per cinque anni un male implacabile e veloce è il tratto di un guerriero. Come lo hai fatto tu in campo aperto senza mai mollare aiuterà tanti ad andare avanti, proprio come volevi tu.

 

Giancarlo Castelli

(Foto Flickr)