Elezioni locali a Londra: in primo piano Brexit e diseguaglianza sociale

I Conservatori temono il sorpasso dei Laburisti nella loro roccaforte di Kensington e Chelsea

Elezioni locali a Londra: in primo piano Brexit e diseguaglianza sociale

 

Fra le 7 del mattino e le 10 di sera di oggi, giovedì 3 maggio la parola passerà agli elettori. Dopo una campagna elettorale accesa su tutti i temi politici, da quelli nazionali a quelli di quartiere, le council elections vedranno alle urne i cittadini di tutti i 32 borough londinesi. Gli italiani saranno protagonisti sia nella parte dei candidati che in quella dei votanti.

Al momento sono 21 i borough in mano ai Labour, 9 quelli governati dai Tories. Sutton è a maggioranza Lib-Dem, mentre nella sola Havering manca una maggioranza definita. Dopo l’ultimo appuntamento elettorale per le Comunali del 2014, verranno eletti anche i sindaci di Hackney, Lewisham, Newham, Tower Hamlets e Watford, oltre che in altri 34 borough metropolitani, 67 district council e 17 unitary authorities.

Un voto locale, ma che avrà un forte impatto sulla politica nazionale, come da questa sarà allo stesso tempo influenzato. Le difficoltà del governo conservatore di Theresa May hanno sollevato forti critiche e rilanciato i consensi per il partito laburista. Anche lo swing vote pende a sinistra, con le incertezze dei Tories sulla Brexit e la crescita delle diseguaglianze sociali che hanno portato i conservatori a fare uno sforzo in più durante la campagna elettorale.

Il Royal Borough of Kensington & Chelsea è il quartiere dove la battaglia politica è stata più accesa. Da una parte l’incendio della Grenfell Tower nel giugno 2017, dall’altra il rincaro sempre più forte degli affitti e del valore delle case. E in più il tema dei diritti dei cittadini europei, messi a rischio dall’esito referendario della Brexit il 23 giugno 2016. Tutto questo tocca da vicino anche gli italiani residenti nella zona, circa 4mila persone, che potrebbero essere chiamati alle urne per l’ultima volta.

Storicamente in mano ai Tory, che lo governano dal 1964, Kensington & Chelsea appare a rischio di passare di mano. Dopo le dimissioni del leader di zona Nicholas Paget-Brown proprio a seguito del disastro della Grenfell tower, dove morirono 87 persone, la sua erede Elizabeth Campbell ha promesso che i Tory hanno imparato dagli errori commessi: «Siamo conservatori, sappiamo cosa significa la competizione politica. Voglio finire il mio lavoro, quello di evitare una nuova “Grenfell” e di continuare a garantire sicurezza ed efficienza sulle strade, combattendo il degrado ed evitando gli sprechi. Voglio essere rieletta per le persone che hanno ancora bisogno di una casa».

Le parole di Campbell riflettono i punti sui quali il partito Conservatore ha costruito la propria campagna elettorale. Le proposte dei Tory fanno riferimento ai costi relativi ai servizi di quartiere e hanno diffuso sui propri canali di comunicazione delle tabelle per mostrare il rapporto fra opportunità e spese nei borough da loro governati e in quelli in mano ai Labour. In primo piano la raccolta della spazzatura e il rifacimento dell’asfalto nelle zone maggiormente colpite dal maltempo.

Di risposta alle critiche, nella politica nazionale, i Conservatori contano su Sajid Javid, il nuovo ministro dell’Interno, per impedire che si presentino nuove discriminazioni, come accaduto nello scandalo Windrush. Invece considerano gli effetti della Brexit ancora ingiudicabili, nel momento in cui i negoziati con Bruxelles sono ancora in corso. Enfatizzare la disparità sociale è per i Tory il pretesto su cui le opposizioni stanno facendo leva per raccogliere consensi, soprattutto fra le minoranze, la parte della cittadinanza più sensibile a temi come la casa, l’istruzione e la previdenza sociale.

Sull’housing si battono allo stesso tempo i Labour, convinti che, oltre la politica nazionale, i Tory possano essere messi sotto scacco anche in quella locale. Nei più ricchi borough di Londra, dicono i laburisti, sono presenti le maggiori disparità. Kensington & Chelsea non fa eccezione, dove il costo medio di una casa supera anche quello di 1,4 milioni di sterline, mentre nei pressi di Holland Park alcune abitazioni cambiano proprietario anche per 20 milioni. Ma per i tanti europei che vivono nel quartiere ci sono anche altre preoccupazioni.

«Il tema della Brexit resta uno di quelli che interessa di più gli italiani residenti qui», ha dichiarato a Londra, Italia Roberto Stasi, candidato Labour proprio nell’Holland Ward. «Noi confidiamo nel sorpasso e proviamo ad andare oltre lo status dei cittadini europei, sul quale il governo non ha ancora saputo dare risposte. Puntiamo sui servizi per un housing più equo e vogliamo rendere la comunità più partecipativa, per favorire i piccoli business di quartiere, aiutare la gestione del budget e impedire che vi siano cittadini di serie A e serie B. Non ci sono solo i Lib-Dem a battersi contro i rischi della Brexit. Possiamo anche accettare di uscire dall’Unione, ma a noi interessano prima i cittadini».

Dal canto loro i Liberali, che hanno in corsa alcuni candidati anglo-italiani, chiedono agli elettori di esprimersi proprio sulla Brexit, come se il voto fosse la principale occasione per dare uno scossone a Theresa May. Lo hanno fatto attraverso un articolo di opinione del partito, scritto da Ivo Ilic Gabara e co-firmato dal leader Sir Vince Cable: «Dei 600mila italiani chiamati alle urne, speriamo tutti capiscano quanto sia necessario opporsi al risultato referendario. I cittadini italiani hanno solo da perdere, in merito a sanità, istruzione e servizi essenziali. Questi non sono temi politici internazionali, ma ambiti che condizionano la vita quotidiana di ogni europeo a Londra, quindi nel pieno interesse di un voto locale importante come questo».