L’università inglese è destinata a diventare sempre più inglese. Nel senso che il numero degli studenti europei ha subito un crollo, per colpa della Brexit e forse un po’ anche della pandemia.
Secondo i dati diffusi da Ucas, l’organismo che sovrintende agli ingressi nelle facoltà inglesi, gli studenti che arrivano dal Vecchio Continente si sono ridotti del 59% e sono passati dai 27.510 dello scorso anno a solo 11.390. Meno della metà, dunque, il che contribuisce alla trasformazione british del mondo accademico.
In base alle stime, tra i nuovi iscritti i britannici sono pari all’89%, il 3% in più rispetto allo scorso anno, quando erano pari all’86%. Si tratta del primo aumento in questo senso registrato dal 2000, quando gli atenei britannici hanno cominciato a diventare un punto di riferimento fisso per i giovani più intraprendenti a livello internazionale.
Secondo la società DataHE, il numero degli studenti europei si è ridotto come mai prima, toccando livelli massimi in Polonia e Bulgaria, dove il reclutamento di allievi è stato inferiore dell’80% rispetto al passato. Nulla di cui stupirsi, visto che, a causa della Brexit, i corsi che iniziano quest’autunno saranno i primi a costare agli allievi europei non la somma richiesta agli inglesi (pari a 9500 sterline) ma il doppio, come già accadeva per gli altri stranieri.
A risentire di questa perdita è soprattutto la Scozia, dove gli allievi europei non pagavano nulla fino allo scorso anno e invece adesso dovranno sobbarcarsi le tasse al livello più alto. Per loro si parla infatti di un calo del 64%, con il passaggio dai 3.700 allievi europei del passato ad appena 1.320. Per questa ragione, nell’anno che sta per iniziare, gli allievi scozzesi occuperanno il 74% dei posti disponibili, mentre lo scorso anno erano solo al 71 per cento.
I responsabili economici degli atenei al momento non sembrano preoccupati dal calo degli allievi europei, anzi. Per loro significa lasciare spazio agli stranieri extra europei che investono di più nell’educazione e quindi sentono tintinnare nelle case molti più contanti di quanto non accadesse in passato.
A perdere sarà invece la ricchezza dell’ambiente universitario del Regno Unito, che ha sempre beneficiato per la preparazione e la cultura variegata dei suoi studenti e anche per tale ragione ha raggiunto vette significative sul fronte dei risultati scientifici e di ricerca. Per non parlare del fatto che molti degli studenti approdati sull’isola per fare l’università o il master sono poi diventati docenti di vaglia e hanno aiutato a diffondere anche materie, come le lingue e la letteratura straniera, che non sono esattamente tra le competenze in cui i britannici eccellono.
Infine, la modifica sul fronte delle rette determinerà delle barriere significative al numero degli europei che potranno studiare a Londra o a Cambridge e Oxford, dal momento che solo gli europei benestanti saranno in grado di permettersi tasse così rilevanti, mentre gli altri, pur dotati o meritevoli, avranno come scelta principale quella di di rimanere in Europa.