Secondo i più recenti dati dell’HM Land Registry, il registro governativo che monitora l’andamento del mercato immobiliare britannico, il prezzo medio di una casa a Londra ha toccato quota 513,997 sterline , con una crescita nell’ultimo trimestre del 9.7% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un valore medio per immobile doppio a quello nazionale (£249,633).
Una notizia che potrebbe sembrare strana dato il periodo di recessione che stiamo vivendo in tutto il paese ma che, se analizzata più nel dettaglio, trova in realtà parecchie spiegazioni.
Prima tra tutte: le agevolazioni fiscali introdotte a luglio dell’anno scorso dal cancelliere Rishi Sunak. Con la sospensione della Stamp Duty Land Tax (un’imposta sull’acquisto) su transazioni fino a £500,000, gli acquirenti hanno infatti potuto risparmiare fino a £15,000. Dopo un periodo dormiente durante il primo lockdown di marzo, il mercato immobiliare ha quindi visto una prima crescita a partire dalla metà del 2020.
Con il secondo lockdown di novembre, ed approfittando dell’estensione di tale misura, in molti hanno poi cercato di trasferirsi in case più grandi, dove ricavare lo spazio per lavorare da remoto e magari anche qualche zona verde. Investitori stranieri hanno inoltre approfittato delle agevolazioni fiscali per comprare casa prima dell’entrata in vigore della Brexit. Infine, la crisi ha acuito la competizione sui mutui tra banche ed altri intermediari finanziari, contribuendo ad abbassare i tassi di interessi e facilitando gli acquirenti.
Questi quattro fattori insieme hanno portato all’aumento della domanda – e quindi dei prezzi – degli immobili.
Ma non dimentichiamoci dell’altro lato della medaglia. Questo boom immobiliare ha favorito le classi più abbienti, in grado di permettersi un cambio di residenza in tempi di crisi, mentre la classe lavoratrice e la massa di disoccupati si sono visti costretti ad emigrare o a cercare affitti più economici, lasciando sfitti gli appartamenti della capitale. Se da un lato i prezzi delle case a Londra sono aumentati, dall’altro, quello degli affitti è quindi diminuito, causa l’esodo di massa dei lavoratori non britannici e l’aumento della disoccupazione.
Sul lungo termine, il calo degli affitti graverà sui landlords, diminuendo la loro capacità di acquisto ed influenzando dunque in negativo il mercato immobiliare.
Londra vive oggi un periodo incerto, tra le ripercussioni della pandemia ed i primi effetti della Brexit. Questo micro-boom immobiliare non ha fatto altro che incrementare il divario generazionale e socioeconomico del paese. Se i vecchi proprietari hanno beneficiato dell’aumento del valore sugli immobili, per i giovani è infatti sempre più difficile comprare casa.
Da ricordare, poi, che il valore degli immobili non è cresciuto uniformemente né su scala nazionale né su scala cittadina. All’interno di Londra, mentre gli investitori comprano in centro, i lavoratori si spostano in periferia, e le zone vicino alle stazioni della tube vengono pressoché ignorate. Mentre secondo l’agenzia immobiliare Hamptons International, 73,950 londinesi hanno comprato casa fuori dalla capitale nell’ultimo anno.
Ad oggi, con l’avvicinarsi del termine dell’esenzione dello Stamp Duty, si intravede già un rallentamento della crescita del mercato immobiliare. Nel caso in cui tali esenzioni non vengano estese e la pandemia non accenni a lasciar respirare l’economia britannica, gli esperti avvertono che “il prezzo medio delle case subirà un calo almeno del 2% nel 2021.”
A questo indirizzo è possibile consultare il rapporto completo dell’HM Land Registry.