Oggi è venerdì. 9 luglio 2021. Quindici anni fa, il 9 luglio, abbiamo vinto il mondiale di calcio. 20 milioni di italiani hanno visto Italia – Spagna, e fremono per la sfida di domenica sera a Wembley. Nei bar non si parla d’altro.
Ma ce ne sono tanti che oggi, in smart working, o in ferie, o di nascosto su Skygo, stanno guardano Matteo scrivere la storia a Wimbledon.
BERRETTINI VINCE IL PRIMO 6-3.
Quasi non ci credo.
Per quasi cinquant’anni gli italiani hanno aspettato un numero uno. Da quando, negli anni 70, abbiamo vinto una Davis e Adriano Panatta ha conquistato il Roland Garros, un sera del ’76 mentre io preparavo l’esame di maturità. La frustrazione ha prodotto un serie di spiegazioni molto popolari nei circoli di tennis.
1. Gli italiani non hanno voglia di soffrire
2. Non ci sono più i maestri bravi
3. I giovani italiani giocano nei challenger mentre gli altri sono già negli slam
4. Ci sono troppi campi in terra e pochi in sintetico
5. Gli italiani preferiscono giocare a pallone
6. Non abbiamo il dna per giocare a tennis
7. I ragazzi italiani non hanno abbastanza fame
8. Colpa della federazione
9. Colpa dei genitori
10. Colpa di Berlusconi (questo per vent’anni è stato molto popolare per tutto).
Poi sono arrivate le ragazze. Schiavone Pennetta Vinci Errani. 4 Federation Cup vinte, un Roland Garros, un US Open, e la partita del secolo di Vinci contro Serena Williams. Tutte le teorie sono crollate. Erano i maschi, semplicemente, ad essere delle pippe.
Per un po’ siamo rimasti appesi al Fogna, Fabio Fognini. E’ entrato nei 10. Ha vinto un Master 1000 a Montecarlo contro sua maestà Rafa Nadal. Ma il Fogna è troppo italiano: talentuoso, incostante, polemico, incazzoso. Grandi entusiasti, grandi disillusioni.
Ma poi, mentre aspettavamo Quinzi, dopo che aveva vinto Wimbledon junior, succede qualcosa. Un pomeriggio del 2016 sono a vedere un challenger, entra un ragazzo italiano alto e magro, cappellino all’indietro, che non avevo mai sentito.
– Chi è questo ragazzo? chiedo a uno vicino che sembra saperne.
– Non lo so, non l’ho mai visto neanch’io. Si chiama… aspetta che controllo sul programma… si chiama Berrettini. Matteo. Romano.
– Però, bel servizio, 200 all’ora. Anche gran drittone. Però il rovescio mi sembra deboluccio.
– E le caviglie? Questo è quasi due metri di altezza, e ha due caviglie da ballerina. Mah, non so dove andrà.
– Già bello se entra nei 100.
– Già.
E infatti perse, quel giorno, contro la vecchia volpe Tommy Robledo.
BERRETTINI HA VINTO IL SECONDO SET 6-0
Per un po’ non ne ho sentito parlare, del ragazzo col cappellino. Poi, improvvisamente, comincia a salire in classifica. Mentre spuntano Jannik Sinner, Lorenzo Sonego, e poi anche Lorenzo Musetti. Sinner vince la next gen. Nel Matteo 2019 fa le semi a New York. Gli italiani sembrano increduli.
Nel frattempo, le ragazze scompaiono. Dopo un decennio sfolgorante, chi lo sa perché. Una generazione senza eredi. Ma adesso, ancora una volta senza un motivo chiaro, ci sono i ragazzi.
Matteo è bello, educato, gentile, parla bene inglese, si allena duro, ha un cocah da anni e non lo cambia. L’unica cosa che non ci piace è la residenza a Montecarlo, ma facciamo finta di niente.
Fatto sta che quest’anno vince un Atp a Belgrado, contro un mostruoso Karatsev. Perde a Parigi con Djokovic. Vince il Queens. Sembra avere acquisito una sicurezza dei suoi mezzi che nessun italiano aveva mai fatto vedere.
E a Wimbledon infila in sequenza Pella, De Zadschulp, Bedene, Ivanska, Augier-Aliassime. E diventa il primo italiano in semi dopo Pietrangeli, 1960. E adesso?
Gli italiani sono i primi a non crederci. E’ andata bene. Non ha incontrato nessuno. Lo dicono anche dell’Italia di Mancini, dopo il girone. Ma poi facciamo fuori Belgio e Spagna. Soffrendo, siamo in finale. Vuoi vedere che anche Matteo…
BERRETTINI PERDE IL TERZO SET AL TIE BREAK
Adesso siamo qui, a discutere del rigorino dell’Inghilterra, dell’arbitro che ci daranno, degli inglesi che se la fanno sotto, di tutti gli italiani che sono nel regno Unito e che non vedono l’ora. Mentre guardiamo Matteo su skygo, o spiamo lo score su google.
BREAK DI BERRETTINI AL PRIMO GAME DEL 4 SET
La seconda estate di smart working, mentre usciamo dall’incubo, noi italiani abbiamo una specie di euforia: Draghi, la nazionale di calcio, quella di basket che vince a Belgrado contro la Serbia, e Matteo Berrettini, con il suo cappellino all’indietro, il servizio a 200 e il drittone, le caviglie sottili che vanno a mille all’ora sull’erba.
Un ragazzo che sembrava non avere il fisico, né i colpi per arrivare fino qui, ha lavorato duro, ha lavorato sulle sue debolezze, ha accettato i passaggi a vuoto, le critiche, lo scetticismo. Ha avuto il talento di crederci, come nessuno negli ultimi 50 anni.
4-2 BERRETTINI
E adesso, dopo due set dominati, il terzo perso al tie break, siamo vicini al sogno. Basta che tieni il servizio, Matteo. Basta che lo tieni. Fai il 5-3. Per favore.
5-3 BERRETTINI
Match ball. Annullato. 5-4. Tocca a Matteo.
Primo doppio fallo. 0-15
Volè sul nastro. 15-15
Smash. 30-15
Ace. 40-15
Due match balls.
MATTEO BERRETTINI, GAME, SET, MATCH. AND HISTORY.
L’autore di questo articolo è Angelo Ghidotti, dirigente d’azienda, docente di comunicazione d’impresa alla Cattolica di Milano, autore teatrale e uno dei migliori tennisti over-60 della sua provincia.