Le due vittime del recente attacco terroristico a London Bridge sono due ex studenti dell’Università di Cambridge e, tragica ironia della sorte, erano a Londra impegnati in una conferenza che aveva come tema centrale attività legate alla riabilitazione per i detenuti.
Jack Merritt di 25 anni e Saskia Jones di 23 anni hanno perso la vita proprio per mano di Usmar Khan, sul quale pendevano diverse condanne e da sei mesi era in libertà vigilata con braccialetto elettronico.
Quella di Khan, di dirigersi verso la Fishmongers’Hall a poca distanza dal London Bridge, dove si stava svolgendo la conferenza, non è stata una scelta casuale. Per l’attentatore, per il quale è stata confermata l’appartenenza a una cellula locale collegata all’Isis, era di primaria importanza creare panico in quella situazione dove inglesi, e non solo, stavano portando avanti attività culturali e informative collegata ad alcune delicate tematiche che riguardavano i rapporti tra paesi esteri e la gestione dei rifugiati politici.
L’attacco di Usmar Khan ha fatto ripiombare la capitale inglese nella paura del terrorismo sempre più a opera di lupi solitari difficili da tenere sotto controllo dall’Intelligence internazionale, ma soprattutto ha aperto una nuova serie di dibattiti che riguardano l’inasprimento delle pene verso chi commette reati di un certo tipo.
L’attentatore infatti era stato condannato per appartenere a una cellula che si ispirava ad Al Qaeda e che complottava di mettere bombe in diversi luoghi a Londra e a Stoke-on-Trent, oltre a reclutare jihadisti da inviare in campi d’addestramento.
Era impensabile che un soggetto del genere fosse libero di circolare per la città anche se monitorato attraverso un braccialetto elettronico. Ecco perché ora la questione ha assunto una veste più politica, dato che Usmar Khan era fuori per legge.
Una legge approvata più di nove anni fa dall’allora governo laburista ma mai cambiata o dibattuta di nuovo negli anni successivi, neppure dai conservatori, che però ha permesso a Khan di mettere in atto il suo sanguinoso piano terroristico.
Anche se, denuncia chi lavora nell’ambito della giustizia britannica, il vero problema riguarda la mancanza di risorse e fondi per la de-radicalizzazione, il monitoraggio nel periodo di prova e la riabilitazione di questi specifici detenuti.
Nel vivo della campagna elettorale per il rinnovo del Governo con voto fissato il prossimo 12 dicembre, diventa ovvio che ora i maggiori partiti del paese dovranno rivedere le loro “promesse elettorali” puntando particolare attenzione verso i fondi da destinare alla giustizia, nuove legge carcerarie e la gestione dei rifugiati politici, soprattutto coloro che hanno commesso reati di matrice terroristica nel paese di provenienza. E tutto dovrà essere rivisto in poco più di una settimana.