Sarà conseguenza della Brexit e relative incertezze su quali saranno i futuri rapporti tra Regno Unito e italiani che vivono, studiano e lavorano in questo territorio, fatto sta che nel corso dei mesi a seguire il celebre referendum del giugno del 2016 che ha sancito l’uscita dell’UK dall’Unione Europea, il Consolato italiano è diventato il più impegnato di tutta la rete consolare dell’intero pianeta.
I dati parlano chiaro, con percentuali di crescita delle richieste di iscrizione all’Aire, rilascio passaporti anche a cittadini non italiani, carte d’identità e altri documenti che certificano residenze o provenienze, che arrivano anche a tripla cifra.
Lo stesso Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli italiani all’Estero e le Politiche Migratorie, ha comunicato nei giorni scorsi dei dati ufficiali elaborati dal Maeci, il Ministero italiani degli Affari Esteri e della Cooperazione, che fanno schizzare il Consolato di Londra al primo posto per numero di passaporti emessi nel corso del 2016: 24.160. Seguono i Consolati di Buenos Aires con 16.304, San Paolo 12.791 e Zurigo 10.340.
Tutte città di nazioni che storicamente ospitano importanti comunità italiane. Ma, come è ben noto, è proprio Londra, e più in generale il Regno Unito, ad essere da più di un anno a questa parte al centro di una tempesta di diritti e doveri con i cittadini non britannici dopo la scelta di lasciare l’UE. La novità degli ultimi giorni parla di una conferma del blocco alla libera circolazione dei cittadini degli altri 27 stati membri dopo marzo 2019. Come poi verranno gestite le frontiere, ancora non è stato comunicato.
Nell’attesa che il Governo May si esprima su questo delicato punto, gli italiani nel Regno Unito hanno pensato bene di cercare in qualche modo di assicurarsi il proprio posto qui. Anche semplicemente iscrivendosi all’Aire, l’anagrafica degli italiani all’estero, cosa che non hanno mai fatto fino ad ora perché cittadini europei, ma che invece è buona norma fare proprio per regolarizzare la permanenza in un paese estero.
Secondo i dati ufficiali elaborati dal Consolato italiano a Londra, al 31 luglio 2017 gli iscritti all’Aire sono 291.933, dei quali 13.221 giunti solo dall’inizio di quest’anno, ma si pensa che gli italiani effettivamente residenti nel Regno Unito siano più del doppio; dal 2012 al 2016 le nuove iscrizioni sono aumentate del 93%, con un aumento della popolazione iscritta all’Aire del 37% sempre nel corso dei quattro anni presi in esame.
Un altro dato interessante è anche quello riguardante l’emissione di passaporti: 14.570 solo nei primi sette mesi dell’anno in corso, segnando una crescita delle richieste dal 2012 al 2016 del 130%. In questo caso non sono solo gli italiani a farne richiesta, ma anche stranieri che intendono diventare cittadini europei passando per l’Italia e negli ultimi mesi anche tanti britannici che vogliono assicurarsi una permanenza in Europa anche dopo l’uscita ufficiale del Regno Unito. Per meglio gestire le numerose richieste, lo stesso Consolato ha attivato un call center dedicato.

“Abbiamo avuto un incremento esponenziale dell’attività già pochi mesi dopo il referendum sulla Brexit – ci ha spiegato Massimiliano Mazzanti, il Console generale italiano a Londra -, in particolar modo le attività legate all’Aire. Si tratta degli emersi, di coloro che pur residenti in UK da anni, non hanno mai sentito l’esigenza di iscriversi al registro. Ora, in questo clima di incertezza, ecco che l’Aire rappresenta per loro una sorta di porto dove approdare in tutta sicurezza. Purtroppo non è così, perché l’Aire non garantisce in nessun modo la permanenza in un paese estero, bisogna sempre attenersi alle leggi locali in materia di immigrazione. Certamente, però, iscriversi al registro signfica mettersi in regola sia agli occhi del Paese d’origine che di quello ospitante“.
Call centre dedicato che ha 3 operatori e 6 linee per gestire una richiesta di circa 30.000 passaporti l’anno. Complimenti a chi ha preso questa decisione! Il sistema di prenotazione online aveva i suoi difetti, ma dopo un paio di tentativi un appuntamento si riusciva ad ottenere. Ora invece si fa incontro a tempi biblici di attesa al telefono (se si e’ fortunati a prendere la linea) in quello che e’ orario di lavoro per la maggior parte di coloro che tentano di chiamare. E, ciliegina sulla torta, gli appuntamenti pomeridiani all’ufficio passaporti sono “temporaneamente sospesi”.