Sempre più italiani scelgono di iscriveri all’Aire, l’anagrafe dei residenti all’estero, regolarizzando la propria posizione nel Regno Unito. La conferma giunge dai nuovi dati emanati dal Consolato italiano a Londra: attualmente sono 407.054 i concittadini che risultando residenti in UK.
All’appello ne mancano ancora circa 300mila, infatti secondo alcune stime la forza italiana presente nei quattro paesi, Inghilterra, Scozia, Irlanda del Nord e Galles, si aggira sulle 700mila presenze, parte delle quali rappresenta un flusso migratorio che ancora non ha deciso se rimanere in maniera stabile, tornare nel paese d’origine o tentare fortuna verso altri lidi.
Prima a causa della Brexit, che concluderà il suo ciclo di uscita definitiva dall’Unione Europea il prossimo 31 dicembre, e ora per via dell’emergenza sanitaria dettata dal coronavirus, molti italiani hanno desistito nel continuare a vivere in UK, lasciando posti di lavoro precari quasi sempre legati al settore dell’hospitality.
In contemporanea, però, 115 italiani al giorno di media formalizzano la loro iscrizione all’Aire, stando sempre ai dati diffusi dal Consolato. Questo grazie all’aumento di personale che l’ente pubblico ha destinato alla gestione di queste particolari pratiche, soprattutto dopo aver ricevuto le risorse necessarie dal Ministero dell’interno italiano a causa proprio della Brexit e della necessità di molti concittadini di regolarizzare la propria posizione in UK, sia agli occhi dello stesso Stato italiano che di quello britannico attraverso la richiesta del settled status.
“Continueremo ad impegnarci per garantire sempre più servizi consolari in tempo reale – ha detto il console generale Marco Villani attraverso una nota diffusa dall’ente -. Dopo i titoli di studio, i cambi di indirizzo e le iscrizioni Aire, ci concentreremo al rafforzamento dell’Ufficio di Stato Civile e Passaporti, al fine di riassorbire la domanda inevasa determinata dall’emergenza sanitaria, alla quale abbiamo destinato anche delle specifiche risorse, come l’allestimento della task force covid-19 che da inizio marzo ha assistito oltre 20 mila cittadini italiani, attraverso anche l’emissione di documenti d’emergenza. Da aprile a giugno sono stati infatti consegnati quasi 4 mila passaporti, il 16% di tutti i passaporti emessi dalla rete diplomatico-consolare italiana nel mondo“.
Il 25 maggio, a due mesi esatti dall’interruzione dei servizi “non essenziali” voluti dal governo britannico per contenere il contagio da coronavirus, l’ufficio di Londra è stato il primo Consolato occidentale nel Regno Unito a riaprire al pubblico, procedendo con la riconvocazione di coloro che si sono visti cancellare l’appuntamento causa covid-19.
Con il graduale ritorno alla normalità – scrivono dall’ente – nelle prossime settimane riaprirà il servizio di appuntamenti e contemporaneamente si lavorerà alla preparazione del Referendum costituzionale previsto per il 20-21 settembre prossimi.
(Nella foto in alto la sede del Consolato italiano a Londra)