Sulla scena da oltre trent’anni, Luigi Lo Cascio è uno dei più importanti attori italiani di cinema e teatro. Una carriera iniziata a teatro, il suo primo amore, e continuata brillantemente sul grande schermo, dall’esordio con Marco Tullio Giordana, che lo diresse nel ruolo di Peppino Impastato ne “I Cento Passi”, alle collaborazioni con autori come Bellocchio, Avati, Tornatore, e Martone.
È proprio il cinema a portare Lo Cascio a Londra, invitato dagli organizzatori del festival Cinema Made In Italy, la rassegna che ogni anno porta nella capitale britannica una selezione dei migliori film italiani della passata stagione. Lo incontriamo nei saloni dell’Istituto di Cultura Francese a South Kensington, che ospita la rassegna.
Luigi, qui a Londra hai accompagnato ben due film. Il primo è “Spaccaossa” di Vincenzo Pirrotta, dove hai una piccola parte. Cosa ti attratto a parteciparvi?
Quello che mi ha attratto del film di Vincenzo Pirrotta è innanzitutto la richiesta di un amico, con Vincenzo siamo fratelli. Lui è nato a Partinico ma è cresciuto a Palermo. Abbiamo cominciato insieme a fare teatro, lui ha partecipato a spettacoli miei come regista e autore, io ai suoi come drammaturgo. Veniamo da un tournée insieme, abbiamo finito due settimane fa.
Mi faceva molto piacere esserci al suo esordio, ero felicissimo che esordisse finalmente alla regia cinematografica, cosí come lui, pur di esserci, ha fatto una piccola parte ne La Città Ideale, il film che ho fatto io come regista. Poi Vincenzo mi ha dato la possibile di interpretare “macchinetta”, un personaggio simpatico ma anche terribile, con un lato comico. Un carattere talmente esagerato che muove anche al riso gli spettatori.
Nel “Signore delle Formiche” sei invece il protagonista nel ruolo di Aldo Braibanti, un intellettuale che subí uno storico processo per plagio negli anni ’70.
Qui mi ha attratto il desiderio di lavorare con un grandissimo autore, Gianni Amelio, uno di quelli con i quali aspettavo di poter lavorare da tempo, uno dei piú grandi di sempre. Quando mi ha parlato di Aldo Braibanti, una storia tra l’altro che non conoscevo, gli ho detto subito di si.
Non ho fatto un provino, Amelio non fa provini. Mi ha detto, per me [Braibanti] sei tu, ma facciamo un percorso insieme. Non voleva che io portassi la sicilianità, Braibanti era un uomo del nord. Ho dovuto lavorare sul modo di parlare.

Qual è il tuo metodo per entrare in un personaggio?
È una cosa complicata. Entrare dentro il personaggio sarebbe una forzatura. Io preferisco dire che lascio entrare i personaggi dentro di me, una volta che li ho un po’ immaginati. Cosi’ mi sembra una cosa piú sincera. Credo che l’attore debba riuscire a mettersi da parte il piú possibile e dare ospitalità al personaggio.
Io non sono uno che si mette a preparare il personaggio nei dettagli, come cammina, come parla, ma mi lascio ispirare dal momento, dalle circostanze. Nella prima scena che ho girato nel film di Amelio entro nella camera dove c’è mia madre morta da poco. Mi sono lasciato prendere dall’emozione che io stesso ho. Il risultato è un misto tra me, la mia sensibilità, il mio corpo, la mia voce, e questa entità [il personaggio] alla quale obbedisco. Un misto strano dove per fortuna ogni interpretazione è diversa dall’altra, come ognuno di noi.
Dal cinema alla televisione. Di recente ti abbiamo visto da protagonista nella serie Amazon “The Bad Guy”, dove interpreti un magistrato che per una serie di circostanze finisce per diventare una specie di capomafia. Puoi dirci se ci sarà una seconda serie?
Non si sa. Stiamo aspettando, devono comunicarcelo comunque entro Marzo. Tutti noi siamo molto desiderosi di farlo, mi sono molto divertito, è un grande intrattenimento però intelligente, sarebbe stupendo continuare. Tra l’altro nel cast con me c’è anche Vincenzo Pirrotta.
Il seguito servirebbe, visto che la storia è rimasta a metà…
La storia è rimasta totalmente in sospeso e io non so nulla. Io stesso voglio che continui per capire come va a finire, non ci dicono niente, ne gli sceneggiatori ne i registi!
Per finire, che rapporto hai con Londra?
Mia moglie Desideria Rainer, montatrice, è inglese per metà. Abbiamo molto frequentato Londra perchè venivamo a trovare suo padre quando era vivo. Il ricordo particolare è quello di quando io, mia moglie e i figli, allora molto piccoli, andavamo a trovare nonno Nicola nella sua casa, bellissima, vicino Hyde Park.