Perché il Regno Unito “guarda” all’Australia per controllare l’immigrazione

Tutto quello che c'è da sapere sul “points based system” appena nominato dalla ministra dell’Immigrazione Priti Patel

Perché il Regno Unito “guarda” all’Australia per controllare l’immigrazione

 

Forse avrete già sentito parlare del sistema di immigrazione a punti australiano. Qui in UK è un tema che piace molto ai politici al quale ricorrono frequentemente specie in periodo elettorale, principalmente perché pare che l’Australia sia vista come un Paese con leggi di immigrazione molto dure.

L’ultima a nominare il “points based system” è stata la ministra dell’Immigrazione Priti Patel, che ha appena annunciato un nuovo sistema di visti per chi lavora nel sistema sanitario britannico (National Health Service o NHS) e l’utilizzo di un sistema a punti per attirare i cervelli migliori e più qualificati nel Regno Unito dopo Brexit.

Chi, come me, si occupa di immigrazione, è sempre piuttosto critico nell’accogliere questo tipo di notizie.

Innanzitutto un sistema a punti già esiste da anni. Pare che tragga ispirazione appunto dall’Australia ed è di difficile navigazione per i non addetti ai lavori. Ad esempio, il sistema deve essere necessariamente utilizzato da società e imprenditori che intendono sponsorizzare lavoratori extra-europei, e prevede procedure convolute e costose oltre a controlli serrati da parte dell’Home Office.



Noi cittadini EU, che per lavorare nel Regno Unito abbiamo solo bisogno di mostrare la carta di identità (oltre ovviamente ad un curriculum decente), non abbiamo idea di quanto sia difficile entrare in UK per chi non ha un passaporto europeo. Presto però ce ne renderemo conto.

Il nuovo sistema a punti – se mai entrerà in vigore e non si sgonfierà come tante altre promesse elettorali – sarà infatti applicabile anche agli europei che arrivano dopo la Brexit.

La data in cui tutti i nuovi arrivati saranno soggetti alle stesse normative nazionali non è ancora certa, ma è molto probabile che dal 2021 solo i cervelli migliori e più qualificati d’Europa saranno ammessi nel Regno Unito.

Ancora non è chiaro cosa succederà a chi non ha qualifiche di livello almeno universitario. Al momento ai non-europei senza laurea non è in genere consentito l’ingresso, a meno che non vengano appunto per studiare o per ricongiungimento familiare. Alcuni settori, come quello della ristorazione e dell’edilizia che si basano molto sulla forza-lavoro europea, sono già in allarme. Lo stesso vale per il settore sanitario, che fa molto affidamento su personale straniero.

Il nuovo sistema annunciato dalla ministra Patel per la sanità prevede procedure di ingresso semplificate rispetto al normale difficile percorso per ottenere un visto di lavoro, ma si applicherà solo a medici, infermieri ed altro personale con qualifiche specifiche, lasciando fuori altri ruoli ugualmente importanti per il funzionamento degli ospedali, come cuochi, addetti alle pulizie e portantini.

Queste innovazioni proposte dai Conservatori sono ancora ovviamente solo idee. I risultati delle elezioni del 12 dicembre ci faranno capire di più dove sta andando il Paese e quanto vicina sia effettivamente la Brexit.


L’autrice di questo articolo è Gabriella Bettiga director di MGBe Legal. Per contattarla gabriella@mgbelegal.com

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