Johnson: visto elettronico per entrare in UK dopo la Brexit

I Tories promettono un sistema simile a quello in vigore negli USA. Stasera il confronto tv tra i due leader a sei giorni delle elezioni.

Johnson: visto elettronico per entrare in UK dopo la Brexit

 

Un visto elettronico, sul modello di quello in uso per viaggiare negli Stati Uniti, per entrare in Gran Bretagna dopo la Brexit.

A meno di una settimana dalle cruciali elezioni del 12 dicembre, il partito conservatore di Boris Johnson promette una stretta sull’immigrazione e sul controllo dei confini in caso di vittoria alle urne.

In base al sistema proposto, tutti i cittadini europei che si recheranno nel Regno Unito dal 1 gennaio 2021 dovranno chiedere un visto prima di partire, compilando un modulo online che dovrà essere approvato dall’Home Office tre giorni prima dell’arrivo in qualsiasi aeroporto britannico.  Un sistema simile a quello in vigore per entrare negli Stati Uniti (ESTA) che obbliga gli stranieri in viaggio verso gli USA a richiedere l’approvazione online prima di potersi imbarcare. Secondo questo scherma, la carta d’identità di un qualsiasi paese europeo non sarà piú sufficiente per entrare nel paese e sarà invece necessario il passaporto, oltre ovviamente al visto elettronico.

La promessa è parte del manifesto elettorale dei conservatori pubblicato durante la campagna, in corso da ormai quattro ultime settimane e che si concluderà con il voto di giovedì prossimo. Un manifesto al centro del quale vi è la volontà di portare il Regno Unito fuori dall’Europa entro la fine dell’anno e inaugurare una nuova legislatura (in programma ad oggi per il 19 dicembre), per gestire gli effetti della Brexit e rilanciare il paese.

I sondaggi per il momento vedono il premier uscente in testa, con un distacco di ben dieci punti dal principale sfidante, il partito labourista di Jeremy Corbyn. Ma un leggero recupero di quest’ultimo nei prossimi giorni, come già verificatosi nelle scorse settimane, potrebbe innescare il tanto temuto scenario di un hung parliament, un Parlamento senza maggioranza. Una situazione già verificatasi nel 2017, quando l’allora premier Theresa May, apparentemente verso una vittoria schiacciante alle elezioni, si ritrovò  senza una solida maggioranza sulla quale costruire il governo.

Ecco allora che per correre ai ripari, Boris Johnson fa leva sulla promesse fatte durante la campagna del referendum sulla Brexit del 2016: un controllo dei confini e dell’immigrazione. In aiuto dei conservatori anche il Brexit Party di Nigel Farage: nelle ultime ore, tre membri del partito si sono dimessi per esortare gli elettori a votare Tory il 12 dicembre e portare a compimento la Brexit una volta per tutte.

Corbyn invece punta al nuovo elettorato (i due terzi del quale ha sotto i 34 anni), più vicino ai temi promossi dal leader laburista nel suo manifesto radicale – tra i quali nazionalizzazione dei principali servizi, internet gratis per tutti, ed abolizione delle tasse universitarie. È proprio dai giovani che potrebbero arrivare una valanga di voti in favore del Labour.

Corbyn si sfiderà con Boris Johnson per un secondo testa a testa televisivo stasera, su BBC One a partire dalle 20.30 GMT. Un’occasione unica per entrambi, di recuperare dall’ultimo deludente confronto TV.

Le soprese, in questa campagna elettorale, potrebbero non essere finite.

@AgostiniMea