“Brexit, una ferita ancora aperta”: così per gli europei in UK a sei anni dal voto

Lo rivela uno studio pubblicato in questi giorni intervistando oltre 300 persone. Molte temono che ci sia un windrush bis

“Brexit, una ferita ancora aperta”: così per gli europei in UK a sei anni dal voto

 

La considerano una ferita ancora aperta, e difficilmente rimarginabile nel giro di poco tempo. Parliamo della Brexit, a sei anni esatti dal referendum (era il 23 giugno del 2016) quando il 52% di coloro che andarano a votare decisero che il futuro del Regno Unito sarebbe stato più prospero se fuori dall’Unione Europea.

Una decisione che viene considerata ancora oggi dagli europei che vivono in UK come una sorta di tradimento, così come emerge da una ricerca condotta da diverse università inglesi e inserita nel progetto Migzen, supportato dall’Economic and Social Research Council, il quale ha coinvolto centinaia di persone originarie degli altri Stati del Vecchio Continente, ma da anni in pianta stabile nel Regno Unito.

Lo studio dal titolo “Cittadini dell’UE nel Regno Unito dopo la Brexit” evidenzia che per gli europei in UK è ancora molto difficile ricostruire quel rapporto di fiducia con le istituzioni britanniche come era stato prima del voto del giugno 2016.

Gli intervistati hanno affermato che la scelta di abbandonare l’Unione Europea ha influenzato in modo significativo la loro visione del Paese, anche se il 72% prova ancora un attaccamento emotivo al Regno Unito, mentre l’89% ha affermato che la propria opinione è comunque cambiata in maniera negativa.

Alla richiesta di fornire tre parole che riassumano ciò che l’UK continui a significare per gli europei qui residenti, molti hanno comunque espresso termini quali “casa” e “amore”, ma in tanti hanno anche risposto “delusione”, “tradito”, “tristezza”, “frustrazione”, “rabbia” fino a “non gradito”.

Molti dei 364 intervistati hanno messo a paragone la  visione del loro paese di origine con la  percezione che hanno ora del Regno Unito in questa fase di post-Brexit. “Spero che il mio paese d’origine non diventi mai così ingiusto e xenofobo come è ora l’UK“, emerge da alcune dichiarazioni inserit nello studio.

Poi si evidenzia un reale timore che il processo di rilascio del pre e settled status possa cambiare in futuro mettendo a rischio la permanenza degli stessi europei in UK, così come è avvenuto nel corso degli ultimi anno con lo scandalo “windrush”.

Iniziato nel 2018, riguardava persone che nel dopo guerra giunsero in UK dalle isole caraibiche per partecipare alla ricostruzione del paese. Certe di aver raggiunto lo status di cittadini britannici dopo decenni di residenza nel paese, si sono invece ritrovate detenute ingiustamente, negati i diritti legali, minacciati di espulsione e in almeno 83 casi espulsi senza una reale ragione dall’Home Office.

Lo studio Cittadini dell’UE nel Regno Unito dopo la Brexit può essere consultato gratuitamente a questo indirizzo internet.