Brexit, sì di Westminster alla modifica “illegale” che viola l’accordo con l’UE

Primo scoglio superato per l’Internal Market Bill, il controverso progetto di legge di Boris Johnson per non separare economicamente l'Irlanda del Nord al resto della Gran Bretagna

Brexit, sì di Westminster alla modifica “illegale” che viola l’accordo con l’UE

 

340 a favore contro 263 contrari. L’Internal Market Bill, la controversa proposta di legge del premier Johnson che mira a “ritoccare” l’accordo di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea già siglato da entrambe le parti lo scorso ottobre, ha passato ieri sera il suo primo test in Parlamento con l’approvazione in Camera dei Comuni.

Un risultato senza sorprese, data la forte maggioranza (circa 90 seggi) di cui il partito Conservatore di Boris Johnson gode nella Camera bassa. Ma se la vittoria di ieri notte era quasi scontata, un considerevole numero di astenuti al voto potrebbe essere il preludio ad una partita ancora tutta da giocare.

Nei giorni scorsi infatti il disegno di legge aveva attirato le ire dell’Unione Europea perché essenzialmente attribuirebbe al governo di Boris Johnson il diritto di revisionare e modificare delle parti dell’accordo di uscita già approvate nell’intesa con Bruxelles di ormai un anno fa. Tra queste anche, e soprattutto, la spinosa situazione del confine nordirlandese. Mentre il deal già stretto tra Londra e Bruxelles un anno fa prevedeva che l’Irlanda del Nord rimanesse nel mercato unico per evitare il ritorno di un confine rigido con la Repubblica di Dublino, l’Internal Market Bill va a ribaltare proprio questo punto.

Per Downing Street si tratta di una questione di integrità del mercato interno britannico: impossibile, secondo Johnson, accettare l’Irlanda del Nord separata dal resto della Gran Bretagna.

Un cambio di rotta, quello del premier britannico, che secondo quanto dichiarato anche dal segretario di Stato per l’Irlanda del Nord Brandon Lewis violerebbe il diritto internazionale (anche se in modo “molto specifico e limitato”). Tanto che l’Unione Europea ha già invocato sanzioni legali contro lo stesso Regno Unito.

Intanto, a schierarsi contro il tanto discusso disegno di legge nei giorni scorsi un crescente numero di conservatori ribelli e anche ben cinque ex primi ministri britannici. Ultimo proprio David Cameron, che ha confessato di “avere dubbi” in merito. Prima di lui i labouristi Gordon Brown e Tony Blair, e i conservatori John Major e Theresa May.

Per Boris Johnson la vittoria in Camera dei Comuni è solo il primo ostacolo di un percorso legislativo che si preannuncia molto tortuoso. Il tanto contestato provvedimento dovrà ora passare attraverso una serie di emendamenti presentati dai ribelli nelle varie Commissioni – tra questi, anche uno che darebbe a dare a Westminster il potere di veto sui piani del premier – fino all’ultimo voto, quello decisivo, alla Camera dei Lord, previsto per la settimana prossima.

Altre sorprese si preannunciano essere dietro l’angolo.

@AgostiniMea