È una vittoria schiacciante quella di Boris Johnson alle elezioni anticipate, un risultato storico, che non si vedeva dai tempi di Margaret Thatcher.
Il partito conservatore, con quasi tutti i seggi ormai assegnati, ha ottenuto ben 363 seggi su 650, comodamente oltre la soglia dei 326 necessari per governare senza il bisogno di alleanze con altri partiti. In questo modo, Boris Johnson è uscito nel suo intento di assicurarsi la maggioranza assoluta per portare a compimento la Brexit entro la scadenza del 31 gennaio 2020.
Un risultato già preannunciato dalle exit poll pubblicate al momento della chiusura dei seggi ieri notte, che assegnavano al partito blu un trionfo assoluto di 368 seggi.
“Grazie a tutte le persone che sono andate a votare, ai volontari e ai candidati. Viviamo nella più grande democrazia del mondo“, sono le prime parole di Johnson, che piu’ tardi ha ribadito: “porteremo il Regno Unito fuori dall’Unione Europea entro il 31 gennaio, senza se e senza ma“.
Una sconfitta devastante invece per il Labour Party di Jeremy Corbyn, che con 203 seggi segna la sua disfatta peggiore dal 1935. “E’ una notte molto deludente” sono state le prime parole del leader laburista, che ha dichiarato che per il momento non si dimetterà per prendersi “un periodo di riflessione” (nonostante i membri del suo partito ne stiano già chiedendo le dimissioni) ma anche che “non sarà alla guida del partito alle prossime elezioni”.
Malissimo anche per i Lib-Dem, i liberal-democratici, partito piu’ radicalmente anti-Brexit. Per loro, che proponevano di “cancellare la Brexit”, un numero umiliante di solo 11 seggi, segno che il loro messaggio e’ stato percepito come irrealistico da realizzare. La stessa leader, la 39enne Jo Swinson, ha addirittura perso nel suo collegio in Scozia (East Dunbartonshire) scalzata da Amy Callaghan dello Scottish National Party, e ha annunciato le sue dimissioni. Era stata eletta alla guida dei liberal-democratici solo cinque mesi fa.
Polverizzato il Brexit Party di Nigel Farage – “padre” della Brexit e tra i frontman del “Leave” durante la campagna per il referendum sulla Brexit nel 2016 – che non ottiene neanche un seggio, spazzato via dai voti dati ai conservatori. Ma il leader comunque festeggia: “ora la Brexit si farà“.
Ma il partito conservatore non il solo a festeggiare un risultato strepitoso: altro grande vincitore in queste elezioni e’ l’SNP, il partito nazionalista scozzese: unico movimento anti-Brexit riuscito ad avanzare, ha fatto il pieno di voti in Scozia conquistando ben 56 seggi sui 59 in palio, un risultato quasi da record. Esulta la leader Nicola Sturgeon, e ai cittadini europei promette: “sarete sempre i benvenuti”. Un risultato che riapre prepotentemente la questione di un secondo referendum di indipendenza della Scozia dal Regno Unito. Sarà questo a dare non poco filo da torcere al nuovo governo Johnson.
Se il nuovo profilo del paese all’orizzonte è quello di un Regno “DisUnito”, la decisione dei cittadini britannici è stata invece chiara e compatta: avevano una scelta, e hanno deciso di affidarsi a chi prometteva chiarezza e sicurezza (per questo lo slogan di Boris Johnson “Get Brexit Done”, ripetuto ad oltranza, ha avuto successo) piuttosto che a promesse vane ed irrealizzabili (come quelle del Labour e dei Li-Dem).
Il risultato di queste elezioni riflette due cose: da un lato, conferma il risultato del referendum sulla Brexit del 2016, e dell’altro la voglia di ripartire, portare a compimento il lungo processo della Brexit andato avanti per troppo a lungo, e pensare ad altre questioni che affliggono il paese. Un capitolo tutto nuovo per un paese da tempo troppo stanco di incertezza ed instabilità.