Zucchero infiamma la Royal Albert Hall. E nel party post concerto arriva Paul Young

I due si ritrovano da Macellaio RC a South Kensington. Stasera il bis. Le nostre interviste [VIDEO]

Zucchero infiamma la Royal Albert Hall. E nel party post concerto arriva Paul Young

 

Nel 1990 la sua prima apparizione alla Royal Albert Hall, quando fu invitato da Eric Clapton quale artista spalla. “Suonavo per scaldare la sala – racconta Zucchero -. E la gente nel frattempo girava per i bar a ordinare da bere, si alzava per andare in bagno, parlava con gli amici seduti accanto. Avrei fatto lo stesso anche io. In fin dei conti erano tutti lì per ascoltare la leggenda, Clapton, non uno sconosciuto arrivato dall’Italia. Anche se il giorno dopo un piccolo trafiletto su un giornale inglese diceva di fare molta attenzione a questo musicista col cappello…

E fu così, che quell’intuizione si rivelò giusta, perché 32 anni dopo, ma in realtà anche meno perché è ormai da anni che infiamma la Royal Albert Hall, Sugar Fornaciari torna a scaldare gli animi di un pubblico che, stavolta, è giunto nella più prestigiosa sala da concerti di Londra, solo ed esclusivamente per ascoltare lui (foto in alto, video in basso). E Zucchero non si tira affatto indietro, anzi mostra tutta la sua generosità cantando per quasi due ore e mezza, una rarità in un mondo, come quello della capitale inglese, dove di norma alle dieci e trenta della sera bisogna sloggiare. Invece lui dalle otto e mezza e fino alle undici è un fiume in piena; di note, emozioni, sensazioni e ricordi, tra tutti quello riguardante il suo esordio proprio lì nel 1990 come supporting artist di Eric Clapton. Tempo ne è passato, album scritti e pubblicati anche, collaborazioni internazionali pure, ma soprattutto di tempo ne è passato, lo stesso che gli ha permesso di conquistare il titolo di bluesman italiano per eccellenza più famoso al mondo.

Parte quindi il live, e Da Testa o Croce a Il Suono della domenica, passando per Il mare impetuoso fino a un toccante omaggio della celebre Fiore di maggio di Fabio Concato, Zucchero propone il meglio della storica e recente produzione. Ma la Royal Albert Hall ha anche tante chance per ballare scatenandosi sulle note di Per colpa di chi, Diavolo in me e Baila fino a chiudere con uno scrosciante applauso rivolto a quell’artista col cappello e alla sua band con la quale dà vita a un’alchimia unica che non passa per nulla inosservata, dalla pleta alla galleria.

Zucchero e Paul Young da Macellaio RC a South Kensington insieme al patron Roberto Costa e al suo staff

Tempo di una veloce doccia rinfrescante, e il cantante emiliano è protagonista di una party post concerto al Macellaio RC a South Kensington su invito del patron Roberto Costa e del suo staff capitanato da Luisa Ingoglia, al quale preparano una cena per riprendersi dal lungo e ricco concerto. Al tavolo siede anche il suo amico di lunga data, Paul Young che ha assistito al live, così come Giorgio Panariello giunto a Londra per una breve vacanza in compagnia di amici, scelta in occasione proprio della doppia data di Zucchero; questa sera (venerdì 22 aprile) sarà infatti protagonista del secondo dei due concerti in programma alla Royal Abert Hall (qui per prevendita biglietti).

Zucchero è un fenomeno  puroci racconta Paul Young prima di addentare la sua costata di Fassona -. Tra noi c’è grande stima e amicizia, e vederlo cantare dal vivo lascia ogni volta a bocca aperta, per quella sua capacità di miscelare il blues più puro con la sua madrelingua creando sonorità nuove e sempre molto coinvolgenti”.

LondraItalia ha avuto anche il piacere di scambiare qualche domanda con Zucchero.

Siamo giunti alla ripresa degli eventi in presenza, come ha vissuto questi due anni di pausa “forzata” e come si è preparato per incontrare di nuovo il suo pubblico?
Durante l’anno in cui sono rimasto chiuso in casa ne ho approfittato per esaudire due miei sogni e ho pubblicato un disco acustico che si intitola “Inacustico D.O.C. and More” e un disco di cover “Discover”. L’anno scorso abbiamo fatto un tour acustico che mi ha permesso di mantenere il rapporto con il mio pubblico, ora finalmente ripartiamo. Abbiamo passato un mese a provare il repertorio e siamo più pronti che mai.

Londra può essere considerata la sua seconda casa, dato che qui, ma più in generale in UK, è dove viene sempre in versione live e sempre in una delle location più esclusive riservate ai grandi artisti, quale la Royal Albert Hall?
Alla Royal Albert Hall sono molto legato. Su questo prestigioso palco ho esordito nel 1990 come band di supporto per il tour di Eric Clapton con 12 serate. Nel 2004 ho presentato il mio disco dei duetti ZU & COmpany durante la serata ho ospitato sul palco molti artisti che hanno partecipato al disco tra cui Eric Clapton, Brian May, Dolores O’Riordan, Ronan Keating, Solomon Burke e Luciano Pavarotti. Ogni volta che ho la possibilità di tornare alla Royal Albert Hall sono molto felice perché ogni sera nasce qualcosa di magico.

Rimanendo sempre sul rapporto con il Regno Unito, da qui parte il suo world tour, una scelta casuale, voluta?
È una scelta voluta, sono molto legato all’Inghilterra, molti miei collaboratori e musicisti con i quali ho suonato sono inglesi. Ho una band molto affiatata, ci sono musicisti che suonano con me dall’inizio della mia carriera, il nucleo centrale della band suona con me da 20 anni più o meno. In scaletta ci sono moltissimi miei successi del passato alternati ai brani pubblicati negli ultimi due miei dischi “D.O.C.” che è stato pubblicato nel 2019 e “Discover” del 2021.

In un momento come questo di ripresa degli eventi dal vivo, ovviamente la prima sensazione generale è di felicità. Ma purtroppo il periodo storico è caratterizzato dal conflitto in Ucraina, luogo che lei conosce bene essendosi esibito a Kiev. Ma immagino anche che abbia conoscenze anche tra gli artisti russi. Come giudica cosa sta accadendo e che influenze sta avendo sull’aspetto culturale e artistico?
Ho suonato diverse volte in Ucraina:  Kiev, Odessa ma anche in Russia: a Mosca, San Pietroburgo. Purtroppo dopo la pandemia la cosa peggiore che potesse capitare era una guerra. Attualmente stiamo vivendo un periodo complicato speriamo di uscirne al più presto.

Dato che la sua interpretazione di “Fiore di maggio” di Concato ha un testo e sonorità molto poetiche e romantiche, quanto la musica, e l’amore in particolare, può aiutare a riportare pace in luoghi di guerra?
La bella musica muove sempre dei sentimenti, la speranza che la musica possa portare pace c’è sempre. Attualmente però non mi sembra di vedere che ci sia l’interesse ad interrompere questa escalation nei conflitti.