È ballando goffamente sulle note di Dancing Queen degli Abba che Theresa May è salita sul palco del congresso Tory a Birmingham per il suo atteso discorso di chiusura. Una sorprendente manifestazione di autoironia che ha creato le basi per uno speech molto apprezzato dai presenti. Un discorso durato poco piú di un’ora, con toni e contenuti decisi, e privo dei problemi che avevano funestato quello dell’anno precedente, tra contestatori, violenti attacchi di tosse e simbolici crolli della scenografia.
Il discorso del Primo Ministro tocca tanti punti prima di arrivare al tema più caldo, quello della Brexit. Qui May ribadisce con forza la linea del Governo a sostegno dell’accordo Chequers: fine della libertà di movimento tra UE e Regno Unito, fine della giurisdizione UE su affari interni al Regno Unito ma accordi privilegiati con l’Unione in materia economica e di commercio. L’alternativa, in caso di fallimento delle negoziazioni, è il “no deal”, all’insegna del mantra: meglio nessun accordo che un cattivo accordo.
Nessun riferimento al focoso discorso di Johnson, che il giorno prima ha invitato il partito a abbandonare l’accordo di Chequers, in quella che a molti è apparsa come la prima schermaglia di una e propria sfida per la leadership, e nessuna apertura alla possibilità di un secondo referendum per ribaltare il risultato della Brexit, il cosiddetto People’s Vote auspicato da numerosi esponenti del Partito Laburista. Gli inglesi hanno già votato una volta, afferma il Primo Ministro, e non hanno cambiato idea.
I toni più violenti la May li riserva per Jeremy Corbyn, vittima di una e vera propria invettiva personale, e per il programma del Partito Laburista, che definisce “catastrofico” per gli inglesi a causa delle eccessive spese governative promesse.
Il Primo Ministro si lancia poi in un ode al Partito Conservatore e ai suoi meriti negli ultimi anni di governo. Su questo punto, la May sottolinea con forza la parità di opportunità (scelta anche come parola chiave del Congresso) promossa dal partito: e tra i tanti esempi citati dedica una menzione particolare al candidato Tory a sindaco di Londra Shaun Bailey, figlio di immigrati e proveniente da una famiglia working class.
La May tocca poi tanti altri punti, tra cui il rinvio del pagamento delle accise sul carburante per il nono anno di fila e il bisogno di nuova edilizia popolare, dichiarando convita che con la Brexit finiranno gli anni di austerity instaurati dal governo Tory. Per il Regno Unito, chiude il Primo Ministro, “il meglio deve ancora venire”.