Sanità in UK, cresce il ricorso al privato

Nel vortice delle polemiche i sostenitori del Leave che parlavano di un miglioramento del sistema pubblico con i soldi risparmiati dall'uscita dall'UE

Sanità in UK, cresce il ricorso al privato

 

Quando facevano propaganda per il referendum sulla Brexit, i sostenitori del Leave assicuravano ai cittadini che, una volta usciti dall’Unione Europea, ci sarebbero stati più fondi per la sanità inglese. Il referendum è stato vinto, è passato oltre un anno, ma le polemiche non si sono ridotte. Anzi.

Le rivendicazioni verso il servizio dell’NHS (il Sistema Sanitario Nazionale britannico) aumentano: perché mancano i medici, perché gli infermieri europei se ne vanno e diventa difficile rimpiazzarli, perché le risposte alle richieste di visita e cure sono lente e i tempi di attesa eccessivi. E allora non sorprende che risulti in continuo aumento il numero dei cittadini che rinunciano alle cure del servizio sanitario pubblico e si rivolgono ai privati.  Chi ha un’assicurazione sanitaria lo fa con pochi pensieri, ma molti, pur non avendo sottoscritta una polizza, sono disposti a ricorrere ai risparmi in banca per ritrovare la salute e un po’ di benessere.

Qualche esempio dei costi? Per una protesi all’anca o al ginocchio si può spendere una cifra che oscilla tra 8mila e 15mila sterline, mentre per una cataratta ne servono tra 1.850 e 3.350 (le tariffe cambiano a seconda delle zone).

Cifre importanti, eppure le cliniche private stanno registrando un aumento significativo di pazienti solventi, che si aggira tra il 15 e il 25 per cento e non era mai stato così alto (fonte Intuition Communications, società specializzata nella diffusione di notizie in ambito sanitario). Colpa, secondo gli analisti, soprattutto dei tempi di attesa nelle cure.

In luglio, per la prima volta da decenni, oltre 4 milioni di britannici hanno dovuto aspettare più delle diciotto settimane segnalate da NHS come tempo di attesa massima. Molti accettano pazientemente di attendere, altri non se la sentono, anche perché magari hanno paura delle conseguenze. Per questo, ad esempio, tanti malati di tumore hanno deciso di passare al regime di cura privato, visto che alcune terapie sono state sospese da NHS per questioni di costi e altre vengono somministrate solo dopo un iter prolungato di attesa.

Per la salute, però, si è disposti a tutto e ci sono persone pronte anche a contrarre debiti pur di ottenere prima un test o un intervento. Un fenomeno così diffuso da diventare lo spunto di uno spot dedicato alle scommesse on line, che è stato aspramente criticato. Nella pubblicità, passata in televisione, un uomo disperato perché sta vendendo tutto per pagare le cure della moglie malata, prova a giocare on line e con quello che vince risolve i suoi problemi. Un messaggio assurdo e negativo, che però nasce dalla constatazione di una tendenza reale. 

Da parte sua, il servizio sanitario nazionale segnala che in passato ci sono stati periodi durante i quali il ricorso alla sanità privata era superiore e, rispetto alle attese, sottolinea che mediamente nove pazienti su dieci ricevono il trattamento o la visita richiesta entro il termine massimo previsto. Due dati diffusi come dimostrazione del fatto che la corsa al privato sarebbe un errore.

Eppure i numeri parlano chiaro e soprattutto disegnano una tendenza che ha un contraltare sotto il profilo economico. Perché le famiglie che tengono a salute e benessere cominciano a interrogarsi sul modo più conveniente per curarsi. E sono disponibili a investire su questo fronte, riducendo altre spese, che pure contribuirebbero a far funzionare meglio l’economia britannica.


Articolo realizzato con il supporto di Green Network Energy – la prima azienda italiana di energia nel Regno Unito