“La salute dei britannici è a rischio a causa delle migliaia di medici, dentisti e infermieri europei che operano nel Regno Unito”. La scioccante affermazione arriva da Niall Dickson, capo del General Medical Council (GMC), l’organismo pubblico che gestisce il registro ufficiale dei medici in UK.
La colpa, sostiene Dickson, è dell’Unione Europea e del libero movimento delle persone. Per un medico proveniente dall’EU, almeno fino a quando la Brexit non sarà stata negoziata, i titoli di studio e gli anni di pratica svolti nei propri paesi vengono riconosciuti e considerati equivalenti a quelle UK. Unico vincolo? Quello di superare un semplice test di lingua, introdotto solo nel 2014. Non è così per chi arriva dal resto del mondo, come ad esempio statunitensi, australiani o indiani. Per essere autorizzati a lavorare in UK, i medici extra-europei devono superare due esami sulle loro capacità cliniche: uno scritto della durata di tre ore e uno pratico per mezza giornata. Esami che il GMC vuole estendere anche ai medici europei, mettendo in evidenza i rischi per i pazienti britannici.
Per lanciare il suo grido d’allarme Dickson ha scelto il Daily Mail, notoriamente anti-europeo, che nell’edizione di sabato ha riportato in prima pagina le sue dichiarazioni, condendole con la storia di una 94enne inglese morta per colpa di un medico tedesco in un ospedale NHS del Lincolnshire.
Le dichiarazioni di Dickson sono rivolte anche al governo, per assicurarsi che il tema sia incluso nelle negoziazioni Brexit. L’obiettivo del GMC non è certo quello di chiudere le frontiere ai medici non-UK, impensabile considerando la carenza di professionisti medici nel Regno Unito, ma piuttosto quello di poter scremare, prendendo e trattenendo solo i piú bravi, nella piena tradizione di un paese che basa molto del suo successo sull’essere “selettivo”.
“Molti dei medici che sono venuti qui sono estremamente bravi e hanno aiutato il nostro sistema, fornendo un servizio fantastico” ha chiosato Dickson “Vogliamo assolutamente proteggere la loro posizione post-Brexit.”
Il grido di allarme del GMC non è una voce isolata. Una preoccupazione simile, riporta il Times, è stata espressa il mese scorso anche dal Royal College of Surgeon, che ha puntato il dito in particolare sulla scarsa conoscenza della lingua inglese dei medici europei. Oltre il 25% dei medici europei che chiedono di lavorare in UK sono respinti per non avere superato il test di inglese, ma il test non è legato ai termini medici, e anche tra quelli che ce la fanno sono parecchi ad avere difficoltà una volta arrivati sul posto di lavoro.
Per capire l’importanza del fenomeno bisogna considerare quanto la sanità UK (pubblica e privata) dipenda da lavoratori stranieri e europei in particolare. Ci sono oltre 30,500 medici europei registrati per operare nel Regno Unito, e il numero continua a crescere al ritmo di 3,500 l’anno. Una componente fondamentale del sistema sanitario britannico.
In questo ambito, sembra legittimo porsi il problema degli standard professionali per medici e infermieri che arrivano in UK da piú di trenta paesi diversi, spesso con una conoscenza basica dell’inglese. Eppure, a tre mesi dal voto per il Leave, con il paese incerto sul modo di eseguire la Brexit e con un sistema sanitario in difficoltà, l’atto di accusa contro i medici europei suona in qualche modo fazioso e demagogico.
Londra, 26 settembre 2016