La mancanza di personale sta creando problemi in vari settori dell’economia britannica. A parte la crisi degli autotrasportatori, uno dei settori più colpiti è quello alberghiero e della ristorazione.
Proprio ora che il Covid sembra consentire una vita sociale un po’ più attiva, hotel e ristoranti non riescono a trovare personale come chef o camerieri.
Molti italiani che lavoravano in questo settore prima della Brexit, hanno lasciato il Regno Unito dopo essersi ritrovati senza impiego a causa della pandemia, e non sono riusciti a rientrare prima della fine del 2020 per potersi assicurare il pre-settled status.
Ora sono probabilmente in tanti a sognare un lavoro in UK, e tanti datori di lavoro sarebbero pronti ad assumere, ma la Brexit ha creato una barriera spesso insormontabile. Società con sede in UK che necessitano di personale non disponibile sul suolo britannico, devono ottenere una licenza dall’Home Office per poter sponsorizzare lavoratori stranieri.
La Sponsor Licence si ottiene presentando una domanda corredata da una serie di documenti, e da una chiara spiegazione dei motivi per i quali una società ha bisogno di recrutare persone non già residenti nel Regno Unito.
Ci sono vari tipi di licenza, che possono essere richiesti contempraneamente o separatamente l’uno dall’altro. La licenza che si richiede più comunemente è quella per assumere skilled workers, cioè lavoratori “abili”, con qualifiche o esperienze specifiche. L’ottenimento di questa licenza consente l’assunzione di chef, ad esempio, ma non di camerieri o cuochi alle prime armi.
La stessa cosa vale in altri settori: è possibile sponsorizzare manager, lavoratori specializzati o persone con livello di istruzione e esperienza piuttosto elevate, ma non chi ha mansioni più generiche.
Per sapere quali posizioni lavorative sono consentite, bisogna consultare le Immigration Rules, e le varie guide pubblicate online dall’Home Office, una lettura non sempre semplice.
Un secondo tipo di licenza è quella per Intra Company Transfer, tesa a facilitare il trasferimento temporaneo di personale da una società estera ad una in UK. Anche in questo caso ci sono regole specifiche da rispettare: le società devono dimostrare di essere collegate tra loro, mentre il lavoratore deve essere stato impiegato dalla società estera per almeno 12 mesi, a meno che non abbia uno stipendio minimo di £73,900 lordi all’anno. Con la Intra Company Transfer (Graduate) è anche possibile trasferire per un periodo di tempo determinato, neolaureati nell’ambito di un programma di formazione del personale aziendale.
Infine va ricordata la licenza per Temporary Workers, che si applica ad alcuni settori quali quello creativo, sportivo, religioso, o per lavoratori stagionali.
La procedura per ottenere la licenza è apparentemente semplice: si compila un modulo online e si inviano alcuni documenti all’Home Office. Però è da tener presente che la domanda può essere rigettata se la documentazione non è esattamente quella prescritta, o se non si spiega adeguatamente, e con riferimento alle Immigration Rules, il motivo per cui si richiede la licenza.
Ad esempio, vanno indicate le posizioni lavorative che si pensa dover riempire con forza-lavoro non presente in UK, indicando, in caso di Skilled Workers, il codice relativo alla specifica posizione che si trova nelle Immigration Rules, Appendix Skilled Occupations.
Una strada residuale da considerare, è una domanda tardiva di settled o pre-settled status, per chi è stato in UK in passato e non è poi tornato a causa della pandemia. L’Home Office considererà le domande inviate dopo il 30 giugno 2021 solo se il ritardo nell’invio è dovuto ad un valido motivo, e se assenze superiori a quelle consentite, possono essere spiegate in modo adeguato.
Per saperne di più qui il link ufficiale del governo.
L’autrice di questo articolo è Gabriella Bettiga director di MGBe Legal. Per contattarla gabriella@mgbelegal.com
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